Cinquanta di questi giorni, Sanremo! L’edizione 2017 del Festival, la numero 67 della storia, si è aperta con il classico botto. Classico neppure troppo, in verità, perché piazzare il 50% di share alla prima serata con la concorrenza di Roma-Fiorentina non è da tutti. Eppure, nella conferenza di commento del debutto e di presentazione del “bis”, Carlo Conti si è premurato di escludere l’ipotesi del poker di conduzioni. Non ci sarà il Conti-quater, quindi, ma ci sarà tempo e modo per pensarci. Nell’attesa, godiamoci il ter, che non è partito affatto male.

Ascolti a parte, infatti, la qualità delle canzoni ha convinto: pochi i picchi assoluti, ma nonostante la ridondanza dei temi sentimentali, il livello medio è buono.

Sanremo 2017: si corre per il secondo posto?

Ovviamente i brani dovranno essere riascoltati per venire apprezzati meglio, ma non ci si può lamentare. In verità basta la sola interpretazione di Fiorella Mannoia per squarciare i dubbi, se mai ne fossero esistiti, sulla vittoria finale. La cantante romana, al ritorno dopo 29 anni, ha colorato grazie alla propria classe un brano sì denso di significati, ma non indimenticabile. Forse la stessa canzone cantata da altri non avrebbe fatto lo stesso effetto, ma ci sta. “Chiamami sempre amore” interpretata da Vecchioni avrebbe vinto?

Si corre quindi solo per il 2° posto? Molto probabile e allora è attesa la risposta di Sergio Sylvestre a Elodie, il cui debutto sanremese con è stato buono, ma non super. Forse fatto il massimo con un pezzo che non permette di andare troppo in là. Meglio altre voci più consolidate, come Ron, Fabrizio Moro e Ermal Meta, che sembra essere riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di colui che “scrive meglio di come canta”.

Il rischio eliminazione di Ron sembra essere allora solo parziale. Non così quello di Giusy Ferreri (canzone non disprezzabile, ma lei è sempre troppo uguale a sé stessa). Brutto segno se della Comello si parla più del vestito che del brano, Al Bano ha perso la voce, benino Bernabei (ma non ai livelli di “Noi siamo infinito”), rituale Clementinol

Sanremo 2017: Diletta scatena l'inferno

E il resto?

Detto che ha convinto Crozza (meglio in esterna che live?), andato in crescendo e esilarante nell’accostamento sui lavori “passati” di Conti e Maria alle banche toscane e in magistratura, non poteva non esserci il caso di turno, legato alla presenza di Diletta Leotta. Dopo Paola Ferrari, ecco il commento al veleno anche di Caterina Balivo, caustica sulla presunta distonia tra l’abito osé della giornalista Sky e la sua battaglia per la difesa della privacy. Un appunto forse fuori luogo, ma intanto l'organizzazione ha ottenuto il proprio scopo: incuriosire il pubblico a vedersi pure la seconda puntata e magari rivedere la prima su Rai Play.

Sanremo 2017: cosa non è andato nella prima serata

Da rivedere il ritmo.

Non sempre l’amalgama tra Conti e De Filippi è funzionato: Maria è partita male con la battuta banale e prevedibile su Trump e il Conti abbronzato, poi si è sciolta, pur scivolando in un simil-C’è posta per te” nei racconti dei soccorsi a Rigopiano. Ma era la prima puntata e sicuramente andrà meglio. Nella seconda servirà più ritmo, perché le canzoni aumenteranno, e allora ci si augura di vedere meno siparietti con ospiti non fondamentali (Bovo, Rocio, ma anche Diouf-Cusin, con i luoghi comuni sulla loro altezza). Peccato allora per le Nuove Proposte piazzate all’inizio: come quando erano alla fine, sembra che la volontà sia quella di un peso da collocare nei momenti di minore ascolto. Idem per i Clean Bandit a notte inoltrata, che avrebbero meritato uno spazio certo superiore rispetto a Ricky Martin.