Pochi giorni fa, il più importante informatore delle potenze occidentali sulla “questione coreana”, l’ex viceambasciatore della Corea del Nord a Londra ha riferito che il regime nordcoreano ha i giorni contati. Egli è da vent’anni il disertore per eccellenza, con informazioni solitamente veritiere e verificate.

Questa volta la notizia divulgata è di una rivolta popolare che porterà prossimamente alla caduta del regime di P’yongyang. L’autarchia dettata dal comunismo e dalla chiusura totale dello stato asiatico rispetto all’estero e all’occidente, ha portato negli ultimi anni ad una popolazione affamata ed esasperata.

Basta una calamità naturale per piegare l’intera popolazione. L' ultima carestia ha portato 2 milioni di morti. La corea del nord non è autosufficiente e nonostante i problemi economici, gran parte del proprio budget viene utilizzato per il “rafforzamento” nucleare.

La bomba atomica è importantissima per il regime e per il presidente Kim. Tutti gli stati confinanti sono potenze nucleari o comunque potenze che si armerebbero in fretta. La Russia e la Cina (uno dei pochi alleati di P’yongyang) sono le potenze nucleari della regione. Taiwan, Giappone e l’acerrima nemica, la Corea del Sud, potrebbero armarsi in fretta, viste le tecnologie disponibili e i legami con i maggiori oppositori di Kim Jong-un.

I missili e tutte le armi di distruzione di massa, sono un metodo di sopravvivenza. A P’yongyang il ricordo di Saddam Hussein e Muammar Gheddafi spazzati via dagli americani, dopo aver rinunciato a dotarsi di armi nucleari, è ancora vivo.

Inoltre, le armi hanno anche una funzione economica. Tenere la minaccia di un’imminente guerra atomica, è un modo che negli ultimi anni è stato usato più volte dalla Corea del Nord per “estorcere” aiuti e accordi, in cambio del congelamento del programma nucleare.

Ovviamente esso non si è mai fermato negli ultimi vent’anni.

La svolta potrebbe portarla Donald Trump, il nuovo arrivato alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti lasciato trasparire nei colloqui con Vladimir Putin, l'intenzione di aprire dialoghi con la Corea, al fine di portare grazie ad alcuni accordi economici, grandi vantaggi al processo di pace nel sud-est asiatico.