La grammatica, il lessico e la sintassi sono fondamentali. Fa davvero notizia l’appello che hanno fatto seicento docenti universitari che lamentano la mancanza di conoscenza della lingua italiana dei loro studenti.

Si ritrovano a correggere tesi di laurea “rabbrividendo” al leggere frasi e verbi del tutto fuori luogo.

Alla luce di questa situazione i professori hanno deciso di inviare una lettera aperta al Parlamento e al Ministro della Pubblica istruzione Valeria Fedeli.

Era chiaro ormai da anni

Alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano.

Perché leggono poco e faticano a esprimersi in forma orale. Da parecchio i docenti universitari avevano segnalato le carenze linguistiche degli studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori tollerabili in terza elementare. Per cercare di “salvare” la barca che affonda, alcune facoltà hanno attivato corsi di recupero di lingua italiana. Notizia che se non è nuova è comunque drammatica. Lo stesso ministro dell’istruzione si era accorto del problema. Se in Italia le scuole elementari funzionano bene sono le medie che hanno qualche difficoltà.

E’ proprio lì che bisogna far accrescere la cultura della lettura, della scrittura e la capacità di sintetizzare.

L’impegno della ministra è quello di fare sinergia con il ministero dei beni culturali per una promozione della lettura di libri extrascolastici e con l’aiuto della stampa portare anche i quotidiani in classe.

Anche personaggi illustri tra i firmatari della lettera

Presenti docenti, accademici della Crusca, linguisti, storici, rettori universitari, filosofi, tra cui Massimo Cacciari, Ernesto Galli Della Loggia, Luciano Canfora, Marcello Messori, Carlo Fusaro.

Questo documento è stato avviato dal gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità che ha segnalato delle ratio pratiche per affrontare la questione.

La scuola deve essere rigida nel controllare l’apprendimento dei suoi alunni e più efficiente nella didattica. Altrimenti anche il più bravo e preparato docente e nuovi metodi di insegnamento potrebbero non bastare. Naturalmente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Molti ragazzi sono in gamba e davvero preparati.

Questi docenti propongono:

  • una revisione delle indicazioni nazionali che dia importanza all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutte le discipline. In queste ci devono essere le tappe intermedie imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni;

  • introdurre verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano;

  • utile poi la partecipazione di docenti di medie e superiori rispettivamente alle verifiche finali di scuola primaria e di terza media, per agevolare su questi temi il confronto professionale tra insegnanti delle varie scuole.

Forse così in futuro non rischieremo di trovarci presunti scrittori o giornalisti che mettono una “h” davanti alla “a” quando non serve.