Dopo l'opinione sui primi cinque cantanti che hanno calcato il palco dell'Ariston nella prima serata della sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo, è arrivato il momento di commentare le successive sei esibizioni. Il primo artista di cui parliamo è Alessio Bernabei, ex leader dei Dear Jack che quest' anno è in gara con il brano 'Nel mezzo di un applauso'. Come al solito la performance è molto imprecisa, il testo è imbarazzante e sembra di sentire sempre la stessa canzone. La domanda sorge spontanea: sentivamo davvero l'esigenza di bissare l'esperienza dello scorso anno?
Segue Al Bano, con la sua 'Di rose e di spine': la celebre ugola di Cellino ce la mette tutta per reggere un brano come al solito vocalmente complesso. La voce stasera non è stata al top, ma a chi ha fatto la storia della musica italiana si perdona quasi tutto. La speranza è che le prossime esibizioni possano essere all'altezza delle sue riconosciutissime capacità. Ed arriva poi il momento di Samuel: il frontman dei Subsonica si presenta con il brano 'Vedrai', che ha un sound da Festivalbar che sa di già sentito. Sicuramente, a differenza di molti altri, potrebbe avere un buon successo radiofonico ma, almeno al primo ascolto, non resta granché.
L'opinione sulle canzoni di Ron, Clementino ed Ermal Meta
Nono cantante in gara è Ron. Se per Jovanotti lui e la sua amata erano Il più grande spettacolo dopo il Big Bang, Cellamare arriva a definire una coppia come 'L'ottava meraviglia'. Il pezzo non è male, nonostante un'esecuzione un po'incerta sulle note alte, ma da un poeta come lui ci si aspettava francamente un po' di più.
Decimo protagonista è Clementino, con la sua 'Ragazzi fuori': il rapper campano ancora una volta decide di non uscire dalla sua comfort zone e porta al Festival un pezzo orecchiabile affidato ad un'interpretazione che rappresenta un copia e incolla rispetto a quella dello scorso anno. Senza infamia e senza lode, ma su un palco così importante ci vorrebbe qualcosa che abbia un respiro molto più ampio.
A chiudere la prima serata è Ermal Meta con il brano 'Vietato morire': il cantautore albanese ci regala il testo più bello sentito fino a questo punto, un grido contro la violenza sulle donne e un briciolo di speranza per il domani. Interpretazione convincente che arriva al primo ascolto. Oltre che sulle polemiche, una su tutte quelle che ha colpito Carlo Conti per la scelta della giuria di esperti, l'attenzione fortunatamente si è focalizzata poi su importanti tematiche sociali, quali la lotta contro il cyberbullismo.