Mancano esattamente 38 giorni alle primarie del Partito Democratico che sanciranno, finalmente, un vincitore in questa bagarre a tre. Tutti i sondaggi, che negli ultimi tempi hanno perso credibilità (vedi Brexit, Trump e referendum costituzionale), danno per vincente l’ex premier Matteo Renzi. E evidente che i due contendenti non hanno la sua stessa “cattiveria agonistica”. Non il suo carisma, non la sua energia. Orlando sembra troppo timido per vincere e guidare un partito così importante, mentre Emiliano appare impacciato e poco convincente nella sua propaganda.

Sembra tutto destinato a restare tale e quale a prima. A prima del trambusto creatosi tra scissionisti, guidati da Bersani e Speranza in primis, e renziani.

A prima del voto del quattro dicembre, quando l’intero paese, aveva votato il dissenso riguardo quanto fatto e proposto dal governo guidato da Renzi e la sua truppa. Come se nulla fosse successo a dimostrazione di quanto questo “nuovo” Partito Democratico sia “sordo” nei confronti dei loro elettori e degli italiani tutti. Il fallimento è quello di un partito intero che nonostante lo schiaffone ricevuto appunto col referendum, non ha saputo prendere in mano la situazione e cambiare rotta. Rimettersi in carreggiata. Invece, molto probabilmente, si punterà nuovamente su Matteo Renzi che, nei suoi famosi mille giorni, ha saputo perdere tutte o quasi le amministrative e, come già detto, perdere clamorosamente la “scommessa” della riforma costituzionale.

Cosa succede a sinistra?

Assodato che al PD attuale è rimasto poco dei valori della sinistra, si cerca di capire come si stanno muovendo le forze che rappresentano quella sinistra assente nel partito. I sondaggi (dati del 20 marzo) danno il partito di Bersani, Democratici e Progressisti, a 4,3 punti, Sinistra Italiana a 1,6 e Campo Progressista di Giuliano Pisapia a 1 punto percentuale.

Dati alla mano, una coalizione sembrerebbe l’unico scenario plausibile affinché le forze di sinistra possano avere voce in parlamento non raggiungendo comunque il 7%. Vero è che tutti e tre questi partiti hanno un trend in netta crescita e chissà che, da qui alle elezioni del 2018, non si riesca a raggiungere e superare il 10%. Staremo a vedere. Di sicuro sarà determinante l'esito delle primarie. Appuntamento rimandato al 30 aprile dunque.