A Napoli scoppia (ancora) il caos, ma non è la prima volta. E' accaduto già a novembre dell'anno scorso, durante una visita dell'ex premier, Matteo Renzi, e si è ripetuto l'11 marzo con un altro Matteo. Salvini, questa volta. Un giorno infuocato e di altissima tensione, in cui abbiamo assistito al peggior degrado civile di una comunità, seppur ristretta, condannata all'unanimità dai rappresentanti delle Istituzioni, dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris e dai cittadini di buon senso. Questi fenomeni potenzialmente sovversivi rivelano il dramma di un Paese alla stregua, dove i conflitti sociali ed ideologici degenerano in guerriglie urbane, sebbene, come ricorda il professor Francesco Paolo Casavola in un'intervista per il Corriere della Sera, non vi sia nulla di urbano.

Tuttavia, dietro a queste manifestazioni di odio si cela una terribile frattura, che paralizza le radici democratiche dell'Italia e della "grande casa comune", ovvero l'Europa.

Intolleranza e inconsapevolezza

Il motore è l'intolleranza, l'inconsapevolezza che il valore della democrazia si fonda sulla pluralità delle opinioni. Si tratta di valori, appunto, non di mali da estirpare, come rovi spinosi. Un dramma ancor più grande deriva dal fatto che, ultimamente, le lezioni di democrazia siano impartite dagli stessi rappresentanti che negano al ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu di tenere una conferenza in Olanda, in Germania e in Austria, impedendogli di parlare ai quasi 5 milioni di turchi, residenti sul suolo europeo.

La storia ci insegna che le idee non si combattono attraverso il loro boicottaggio. La frase "taci, il nemico ti ascolta" era ricorrente ai tempi spaventosi ed illiberali del fascismo.Strappare, censurare i libri, come avevano fatto dei facinorosi ragazzi del collettivo Hobo di Bologna con il volume autobiografico del leader leghista Secondo Matteo, è un'azione congrua al comportamento dei nazionalsocialisti.

L'unione nella diversità

"Uniti nella diversità" è, di contro, il motto di un'Unione Europea, ahimè, imperfetta. Concretizziamo queste parole nobili ed intoniamole in un unico inno universale alla libertà di coscienza. Durante il Dopoguerra, una classe dirigente di politici ed intellettuali si è battuta in nome della democrazia.

Non infrangiamo questo sogno e torniamo a guardare all'America e volgere lo sguardo verso gli illuminati del XVIII secolo. Rendiamo nuovamente attuale un testo come il Trattato sulla tolleranza di Voltaire o il Saggio sulla libertà (On Liberty) di John Stuart Mill: uomini che hanno sudato per sconfiggere il nemico comune, la "tirannia della maggioranza".