David Cameron ci provò, giocandosi l'ultima carta di primo ministro. Il referendum sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea ebbe come risultato la vittoria dei leaves, sancendo, di fatto, un processo di secessione dalla nostra Comunità.

La famigerata Brexit riaccende la voglia impaziente di indipendenza e di cambiamento. I moniti, questa volta, sono giunti dalla Scozia, storica rivale dell'Inghilterra. A volere un referendum consultivo sarebbe il premier Nicola Sturgeon, alla guida del Partito Nazionale Scozzese e in carica dal 20 novembre 2014.

Anche Marine Le Pen, vicina alla vittoria, vorrebbe lasciare "mamma Europa".

Appare ormai evidente insomma come le pareti della "grande casa", alias l'Europa, riprendano a vacillare, subendo brusche oscillazioni. Tra l'altro, malgrado le previsioni ottimistiche di alcuni economisti, uscire dall'Unione Europea implicherebbe danni considerevole all'economia dei Paesi membri, in particolare a quelli maggiormente a rischio.

Ripristinare un progetto europeo dovrebbe essere, di contro, un'ambizione delle Istituzioni. Non si tratta di una considerazione di parte. Ritengo, infatti, di potermi ascrivere entro la categoria di euroscettico.

I fallimenti dell'Unione Europea

In passato, ho sempre rivolto aspre critiche alle logiche di mercato comunitarie, alle politiche di austerità e, infine, anche alla moneta unica, poiché il rapporto 2 a 1 rispetto alla lira avrebbe comportato un incremento pari al 50% sui beni di consumo.

Il costo della vita è duplicato, mentre i salari si sono dimezzati. Tuttavia, ritengo improprio un ritorno alle economie nazionali ed al protezionismo.

Ancor più drastici si sono rivelati i provvedimenti in materia di specificità gastronomiche territoriali. Tali decisioni avrebbero implicato, nel caso del nostro Paese, un'eccessiva svalutazione del marchio Made in Italy e delle nostre eccellenze alimentari, dall'olio extra vergine di oliva ai prodotti caseari, artigianali, tipici e protetti.

Infine, un dato ancor più allarmante proviene dalla perdita di una matrice culturale comune, in grado di tenere uniti tutti gli Stati membri. Ipotizzare l'Unione Europea senza la Grecia o l'Italia per ragioni di debito pubblico sarebbe un'aberrazione ed un errore imperdonabile. L'intera costruzione si regge sulle loro possenti colonne d'Ercole.

Terre di civiltà artistica e letteraria, sono anche culla della democrazia: uno dei valori essenziali per il progresso storico e materiale delle nazioni.

"Uniti nella diversità" risulta indispensabile cambiare le regole, ponendo fine all'Europa dei burocrati e delle élite finanziarie. Oggi più che mai, dobbiamo lavorare per un futuro più sostenibile e di diritti, annoverando anche l'importanza delle identità specifiche, nazionali.