L’obiettività assoluta non è cosa umana. Lo sanno bene le grandi firme del mondo del giornalismo, molto meno i politici - o almeno fanno finto di non saperlo. Il botta e risposta tra i potenti del pianeta e i media, così come la rivoluzione digitale nel settore dell’editoria, sta aprendo nuovi scenari i cui confini sono tutt’altro che definiti. A pochi giorni dalla pubblicazione dell’analisi di Reporters sans Frontieres, il nuovo affondo di Trump contro i media statunitensi e le reazioni dei politici europei alle notizie che appaiono su di loro sui quotidiani, mettono in luce la crisi che sta attraversando globalmente il mondo dell’informazione.
Giornalisti accusati di produrre fake news
Cena tradizionale con i corrispondenti della Casa Bianca disertata da Trump. Un’offesa nei confronti dei giornalisti ulteriormente aggravata dall’accusa lanciata ai media dal presidente degli Stati Uniti: sono tutti una “fabbrica di fake news”. Ma non è il solo: Beppe Grillo si scaglia contro RsF, dopo essere stato definito come uno dei problemi che limita la libertà di stampa in Italia, rispondendo ironicamente sul suo blog che la notizia “gli ha aperto gli occhi”. Scritti a più mani o da un singolo giornalista, gli articoli che appaiono sulla carta stampata e - ora più che mai – quelli che circolano in rete, sono sempre il ritocco di una sola campana, sembrano affermare i leader politici.
Quello che ancora non è cambiato è il ruolo del lettore che premia la "firma" autorevole che si tiene alla “giusta distanza” tra le proprie opinioni personali e il fatto di cui scrive. La libertà di stampa, quella tenuta sotto osservazione da Reporters sans Frontieres, riguarda la pluralità delle voci e l’autonomia dei giornalisti di poter scrivere le proprie impressioni sui fatti salienti del giorno.
In questa luce va vista la risposta del presidente dell’associazione dei corrispondenti della Casa Bianca, Jeff Mason, al tycoon americano. Mason ha dichiarato che i corrispondenti americani, presenti alla cena di ieri sera, si sono riuniti per celebrare come sempre la libertà di stampa e il buon giornalismo. All’accusa di essere confezionatori di fake news, il presidente dell’associazione si è limitato a rispondere che un attacco rivolto alla stampa “è un attacco a tutti gli americani”.
Le grandi firme del giornalismo italiano
Tra battute ironiche e altre nettamente sarcastiche, Indro Montanelli rispondeva con stile alle accuse che gli venivano rivolte dai potenti di turno, fossero politici o magnati dell’industria. Per quanto non abbia mai nascosto le sue simpatie politiche, il fondatore de “il giornale” ha sempre mantenuto la sua penna indipendente, come dimostra anche il suo rifiuto alla carica di Senatore a vita propostagli da Francesco Cossiga nel 1991: “Non è stato un gesto di esibizionismo – aveva precisato Montanelli - ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza.”
Ma erano altri tempi, verrebbe da dire.
Tempi in cui non esisteva la rete e le notizie bisognava inseguirle di persona, con interviste fatte faccia a faccia guardando negli occhi i propri interlocutori, e seguendo estenuanti filoni d’inchiesta, talvolta fatali per il cronista. Come accadde a Mauro de Mauro, il giornalista dell’Ora di Palermo ucciso dalla mafia nel 1970, “colpevole” di aver resi noti al pubblico i retroscena dell’attività malavitosa di Cosa Nostra.
Indagine non ancora conclusa è, invece, quella riguardante un’altra vittima eccellente nella guerra per la libertà di stampa, la morte della giornalista di Raitre Ilaria Alpi e del suo cineoperatore Miran Hrovatin avvenuta a Mogadiscio nel 1994. Il filone d’inchiesta seguito dalla giornalista, e probabile causa della sua morte, riguardava un possibile traffico d’armi e di rifiuti tossici in Somalia.
Internet prima fonte di informazione
Il mondo dell’informazione è stato completamente rivoluzionato dalla nuove tecnologie. La rete è ormai diventata la prima fonte di informazione per la maggior parte dei lettori, ma se da un lato risulta a molti più democratica, in quanto fornisce una quasi infinita pluralità di voci e di opinioni, dall’altro ha aumentato il rischio di imbattersi in notizie prive di fonte attendibile o completamente false (le fake news – notizie false – citate da Trump).
Il ruolo dei media è sempre stato quello di fornire ai lettori una chiave di lettura della realtà, attraverso un’analisi quanto più obiettiva possibile dei fatti importanti che accadono ogni giorno, mettendo le proprie competenze professionali al servizio della verità.
La guerra tra i giornalisti e la classe politica può dunque essere vista come una lotta all’ultima parola tra i produttori di decisioni che hanno effetti concreti sulla vita dei cittadini e i guardiani della libertà di interpretazione di quelle scelte politiche.