treviso, martedì 20 giugno, ore 18.00, Piazza Santa Maria dei Battuti tirata a lustro dal recente restauro, la piazzetta si trasforma in un piccolo teatro a cielo aperto: un semplice palco, alcune file di sedie, niente di più, il resto lo fa la bellezza della piazzetta, nuovo “salottino buono” della città, e la bellezza dell’uomo, dell’africano e dei suoi racconti, sorretti e intervallati da canzoni e ritmi della sua terra misteriosa.

Mohamed Ba, senegalese emigrato in Francia e poi in Italia, vive a Milano, dove è mediatore culturale e attore teatrale.

Migra ovunque può, migra per i migranti, per dare luce e volto agli “Invisibili”, a quanti fuggono dalla sua Africa per fame, guerre, disperazione.

“Mille motivi per partire”, scandisce l’attore, con la sua voce profonda, arrochita. Come la fame, la miseria, le guerre, patimenti del tutto sconosciuti a noi fortunati che nel salottino buono ci abitiamo. Mohamed ci ricorda che i nostri nonni e bisnonni hanno avuto, in altri tempi, mille motivi per partire a loro volta, verso gli Stati Uniti, la Germania con i suoi divieti agli italiani, il Belgio con le sue miniere, dove si è consumata la tragedia di Marcinelle.

“Mille motivi per partire”, perché, sottolinea arguto, “la scimmia che trova le banane sull’albero non scende a terra”.

Questa considerazione mi ha richiamato alla mente una bellissima poesia, “Home”, scritta da Warsan Shire, poetessa, originaria della Somalia ma nata in Kenya. Home, casa. Casa è dove si vorrebbe rimanere, è la culla della propria vita, dei propri ricordi e affetti, a prescindere che per “casa” si intenda una costruzione, una città, un paese.

“Nessuno lascia la propria casa, a meno che casa sua non siano le mandibole di uno squalo”, recita nel primo verso;

“Nessuno lascia casa sua a meno che non sia proprio lei a scacciarlo, fuoco sotto ai piedi, sangue che bolle”, continua qualche verso più giù. Torno con la mente e l’attenzione all’attore, che dal suo strumento a percussione sta traendo ritmi ancestrali purissimi, che entrano e ti risuonano dentro; coinvolge un piccolo gruppo di ragazzi africani, che salgono sul piccolo palco e si muovono seguendo quei ritmi come solo quei corpi sanno fare.

Il pubblico segue, scandisce, batte le mani, è rapito. Hai visto il volto nuovo, che non ti aspetti, della nostra città…

A dire il vero ho dovuto, con piacere, ricredermi; ho fatto piazza pulita del mio pregiudizio, per cui consideravo la tendenza al rifiuto, alla chiusura nei confronti dell’uomo nero (pericoloso scroccone, violento, che vuole rubarci il lavoro, la casa, la terra, la nazione) come caratteristica fondante del trevigiano. E invece mi sbagliavo. Non che questa tipologia non esista, magari; però ci sono anche tante brave persone, che mettono a disposizione tempo, anima e cuore, nel più assoluto anonimato, spinti solo dalla voglia, e il bisogno, di dare. Di dare qualcosa della propria fortuna a chi non ne ha neanche un po’, solo perché l’insondabile ruota del destino lo ha fatto nascere lì invece che qui.

Ne ho conosciuti tanti, di trevigiani buoni, in questo mio primo anno di volontariato per i rifugiati e i richiedenti asilo: tante belle persone, e continuo ad incontrarne. E i rifugiati accolti dalle strutture presenti nel territorio lo dicono, lo riconoscono, sono infinitamente grati a queste persone. Questi trevigiani con il cuore grande, un cuore che accoglie, fa spazio, aiuta.

Mohamed ora sta recitando Dante. Dante, mi stupisco, incredula. Eccola là, quella che non dovrebbe avere pregiudizi… mi stupisco che l’Uomo Nero possa conoscere e recitare i versi del Sommo Poeta, perché forse, da qualche parte, ho ancora pezzi di retrograda forma mentis da destrutturare ed eliminare. Sì, comunque, l’Uomo Nero non solo conosce Dante, ma lo interpreta con passione, la piazza ora è silenziosissima, attenta, coinvolta.

“Mille motivi per partire”, ripete Mohamed, un leitmotiv che ritorna e aggancia, collega un pezzo all’altro. Torno a Warshan Shire, “A nessuno verrebbe di lasciare la propria casa, a meno che non sia stata lei a inseguirti fino all’ultima sponda”, ecco che anche lei sfodera il suo leitmotiv, “a meno che casa tua non ti abbia detto affretta il passo, lasciati i panni dietro, striscia nel deserto, sguazza negli oceani, annega, salvati, chiedi l’elemosina, dimentica la tua dignità, la tua sopravvivenza è più importante”; una pausa, e poi: “Nessuno mette i suoi figli su una barca, a meno che l’acqua non sia più sicura della terra”, sussurra, dipingendo le tragedie cui assistiamo ogni giorno all’ora del tigì.

“Mille motivi per partire”. E il pubblico presente in questa bella piazzetta ascolta, il silenzio è totale. Poi, alla fine, applausi scroscianti. Sono davvero grata a chi ha organizzato questo evento, a chi ha dato il benestare, e, soprattutto, ai tanti trevigiani che si sono soffermati ad ascoltare. L’ascolto è un ottimo punto di partenza.