Si presenta così 'Kobane Calling', creato dall'artista romano Zerocalcare, agli occhi di un lettore qualsiasi. Ma quel lettore, aprendo il graphic novel, troverà al suo interno qualcosa d'inedito per l'arte illustrata italiana. Solita dose di umorismo depresso e grande capacità espressiva nel rappresentare giochi di parole, metafore e doppi sensi molto acuti. Tuttavia, il lettore che si appresta a leggere un'opera simile si trova immerso in un vero e proprio viaggio al confine tra la Turchia e la Siria. Lo scopo di zerocalcare, infatti, è narrare il viaggio da lui compiuto a Kobanê, nella devastata regione di Rojava, per incontrare e aiutare in qualche modo la resistenza curda in lotta nei territori della Siria, dell’Iraq e della Turchia.

E per il fumetto italiano, qualcosa del genere non è mai avvenuto prima.

Le prime 42 pagine dell’opera sono comparse nel numero di venerdì 16 gennaio 2015 su Internazionale. Lo stesso autore, sul proprio sito internet, presenta l’anticipazione del suo volume e stila un elenco di cosa si potrà leggere all’interno, chiosando in questo modo: “Non ci troverete il sensazionalismo, i morti, i cadaveri. Un trattato preciso, esaustivo e imparziale di storia e geopolitica. Delle anatomie disegnate decentemente”. L’intento è chiaro: Zerocalcare ha voluto raccontare la sua esperienza a Kobanê e dintorni con il suo inconfondibile stile. Eppure, la sua opera è stata apprezzata da molte riviste, come appunto Internazionale, ed è persino stata etichettata come ‘reportage’, una delle più alte forme del giornalismo.

Ma perché?

‘Kobane Calling’ rispecchia tutte le caratteristiche essenziali di un’inchiesta sul campo: storie di vita vissuta, luoghi da esplorare e mostrare al di fuori del contesto di riferimento, gente del posto che fa da Cicerone e si trasforma in una fonte ben più che attendibile. Ma soprattutto, avviene una cosa che molto spesso ci si scorda: per fare un reportage, bisogna vivere ciò che poi verrà riportato.

Zerocalcare, questo, lo ha fatto. E lo ha fatto in un modo spettacolare, adottando uno strumento che nessuno aveva mai utilizzato così, o perlomeno non per raccontare temi così delicati come l’Isis o la resistenza curda: il fumetto. L’umorismo delle sue strisce arriva diretto a qualsiasi tipo di lettore e la notizia, pur se non dettagliata, cristallina o imparziale – come sostiene lo stesso autore –, arriva dritta al punto e stimola l’interesse, la curiosità, la voglia di approfondire andando ben oltre ciò che è stato disegnato e scritto.

Ed è questo che il giornalismo, solitamente, cerca di fare: sollevare una questione al fine di creare un dibattito ed evidenziare cosa va e cosa non va nel nostro mondo. Zerocalcare, in questo, c’è riuscito ala perfezione. Facendo forse evolvere il giornalismo in una versione 2.0, che non può fare altro che bene alla nobile arte dell’informazione.