L'indignazione generale scatenata dalla serie di scandali a sfondo sessuale, con protagonisti noti personaggi dello spettacolo, è la chiara dimostrazione di come le figure divistiche abbiano progressivamente acquisito lo statuto, più che altro, di divine. Lo scandalo delle molestie sessuali in ambito cinematografico sembra infatti aver scatenato più indignazione delle accuse rivolte verso influenti personaggi politici, europei e d'oltreoceano. Che l'impegno da parte dell'industria mediatica nel creare un mondo in cui l'opinione pubblica sia influenzata più dal gossip che dalla Politica e della giustizia sociale, a scopo di lucro, sia stato eccessivo tanto da ritorcerglisi contro?

Sono ormai passati 23 anni dallo scandalo sessuale 'Sexgate’ che vide protagonista l'allora presidente degli Stati Uniti d'America, Bill Clinton, reo di aver avuti rapporti sessuali extraconiugali con la sua segretaria, Monica Lewinsky. Il polverone mediatico alzato da tale scandalo sancì l’apertura di un nuovo ramo dell’informazione pubblica, aprendo le porte della vita privata dei personaggi pubblici: politici e dello spettacolo. La stessa industria cinematografica hollywoodiana si servì di altre piattaforme mediatiche per creare figure divistiche che potessero uscire dagli schermi, mettendo in scena un vero e proprio ‘Grande Fratello’ in cui la vita degli attori potesse essere monitorata 24 ore su 24, creando scandali, interesse ma soprattutto pubblicità, positiva o non, poco importa.

Il recente caso di molestie sessuali aperto dal ‘New York Times’ con protagonista il produttore cinematografico Harvey Weinstein, accusato da numerose attrici hollywoodiane, tra cui anche la nostra Asia Argento, di aver assunto atteggiamenti poco professionali a fine sessuale; ha dato il via ad una caccia alle streghe dalla quale ad essere riesumati sono stati gli scheletri nell’armadio di numerose star hollywoodiane, da Kevin Spacey a Westwick, Hoffman, Toback, McCarthy, andando a formare una lista in continuo aggiornamento.

Sebbene l’attenzione da parte delle testate giornalistiche a questo riguardo sia quasi totale, non solo per posizione che appunto queste figure ricoprono all’interno della sfera sociale; ma soprattutto per il lato più oscuro di questa vicenda, ovvero la mercificazione del corpo femminile, indispensabile alle giovani attrici per ottenere ruoli o ingaggi; è impossibile non notare il parziale disinteresse da parte dell’opinione pubblica verso gli scandali che vedono coinvolti influenti personaggi politici di tutto il mondo e che, in seguito alla progressiva presa di coraggio da parte delle vittime, ora incoraggiate a parlare, sono stati costretti a dimettersi dai rispettivi ruoli.

È evidente che gli affari privati avvenuti tra le mura dei palazzi di governo siano di interesse pubblico, ma è giusto che la vita privata di attori e produttori del mondo del cinema influisca sulle rispettive carriere tanto da scatenare una vera e propria damnatio memoriae come sta accadendo ai casi Spacey e Weinstein?

Hollywood: il retroscena in primo piano

Sulla bocca di tutti sono ormai le vicende inerenti il produttore hollywoodiano Harvey Weinstein, iniziate il 5 ottobre 2017 in seguito ad un inchiesta del ‘New York Times’. Il fondatore della Miramax prima, della The Weinstein Company con suo fratello Bob, poi, è stato infatti accusato da numerose attrici, tra le quali Rose McGowan, Ashley Judd, Mira Sorvino, Asia Argento, Gwyneth Paltrow e Angelina Jolie; di aver approfittato del proprio potere all’interno di Hollywood per ottenere prestazioni sessuali al fine dell’attribuzione di ruoli nei film da lui prodotti.

Il clamore suscitato da tali accuse è costata l’espulsione del produttore non solo dalla sua stessa compagnia, la The Weinstein Company fondata dallo stesso nel 2005, ma anche dalla Academy Motion Picture Art and Sciences, costandogli di fatto la carriera e la reputazione. A pagare il prezzo di tale scandalo è stato però tutto il comparto, produttivo e non, hollywoodiano: l’attenzione mediatica rivolta verso le vittime di tali abusi è stata talmente massiccia da convincere molte delle vittime, fino ad ora rimaste nascoste per paura delle conseguenze, a uscire allo scoperto, rivelando protagonisti e vittime inaspettati anche per la stessa industria americana.

Se nomi e volti del comparto produttivo hollywoodiano ci possono suonare, di fatto, sconosciuti, nel momento in cui a finire in copertina sono mostri sacri che alla telecamera ci stanno davanti, entrando nei nostri salotti, camere da letto e uffici, la questione cambia.

Prova di ciò ne è lo scandalo sorto intorno all’attore Kevin Spacey, adorato per le interpretazioni in film cult come American Beauty e I soliti sospetti, accusato di molestie sessuali durante un’intervista rilasciata dall’attore Anthony Rapp a Buzzfeed News, al quale si sono aggiunti inizialmente l’attore Harry Dreyfuss, in seguito il personale del teatro londinese Old Vic e otto persone dello staff della serie TV House of Cards. Per l’interprete di Frank Underwood le conseguenze sono state a dir poco fatali costringendo la produzione della serie tv House of Cards a terminare dopo la sesta stagione e perdendo il ruolo nel film in uscita nelle sale il 22 dicembre: Tutti i soldi del mondo. La vicende sorte intorno al vincitore di due Premi Oscar hanno infatti indotto il regista Ridley Scott a tagliare le scene girate con l’attore sostituendolo con il collega Christopher Plummer.

In seguito al rischio di perdere i premi attribuitigli fino ad ora, tra cui appunto gli Oscar, come successo anche a Weinstein, l’attore di cittadinanza britannica ha espresso le sue scuse pubblicamente facendo ‘coming out’ e dichiarandosi omosessuale. L’indignazione pubblica scatenata da questa serie di accuse, come detto in precedenza, ha causato una epidemia che ha coinvolto altre note star e registi del grande schermo: dalle accuse più frivole a quelle più gravi, coinvolgendo nomi di attori come Dustin Hoffman e Ben Affleck, i registi Woody Allen e Brett Ratner, fino al fotografo di moda Terry Richardson. L’Italia non è stata risparmiata vista soprattutto la partecipazione attiva di Asia Argento che, dopo aver accusato il produttore Harvey Wenstein, è tornata in patria incriminando delle stesse accuse il regista italiano Fausto Brizzi.

Il vincitore del David di Donatello per Notte prima degli esami e fondatore della ‘Wildside’, in seguito alle accuse ha annunciato di aver sospeso «in via precauzionale» tutte le sue «attività lavorative ed imprenditoriali», lasciando alla casa di distribuzione del suo ultimo film, Poveri ma ricchissimi, la decisione sul lancio o meno della pellicola.

Politica:Francia, Inghilterra e Austria nell’occhio del ciclone

Di, purtroppo, minor influenza mediatica sono state le accuse per molestie sessuali che negli ultimi giorno hanno coinvolto importanti personaggi politici europei. Nel Regno Unito dove dopo la sospensione del Ministro della Difesa Michael Fallon a seguirne la stessa sorte è stato il deputato conservatore Charlie Elphicke; altre accuse coinvolgono l’Austria, dove lo storico funzionario dei Verdi, il deputato Peter Pilz, dopo solo un mese dal suo insediamento in Parlamento nell’omonima lista anti-establishment, ha dato le dimissioni in seguito alle accuse di abusi sessuali.

Perfino la Francia non è stata risparmiata in quanto, a seguito ad un’inchiesta condotta da ‘Le Monde’, numerose donne si sono dichiarate vittime di aggressioni sessuali ad opera di alcuni membri del Front National, tra cui spunta il nome di Axel Loustau, consigliere regionale vicino a Marine Le Pen. La notizia più recente è però quella diramata dal ‘Sunday Times’ che ha accusato il Parlamento europeo di essere un “focolaio di molestie sessuali” in cui ad essere le vittime sono state diverse assistenti e altre donne frequentanti l’Europarlamento. Per paura delle conseguenza le vittime non hanno però denunciato gli abusi alla polizia, mantenendo l’anonimato dei colpevoli.

Che la vita privata dei personaggi politici non possa essere scissa con tanta superficialità dalla loro immagine pubblica è incontestabile; d’altronde, se non in Italia, negli altri paesi europei dovrebbe essere dovere dei rappresentanti politici rispettare e promuovere le leggi in prima persona, se non per dovere civico, per coerenza.

Ma è giusto che la vita privata di artisti e personaggi appartenenti al mondo dello spettacolo coincida con quella pubblica, nonostante sia una conseguenza di una mirata tattica commerciale ideata e promossa dalla loro stessa industria di riferimento? Vedendone le ripercussioni sulle rispettive carriere, come sopraindicato per Spacey e Wenstein, sembrerebbe che l’opinione pubblica non sia disposta a distinguere così facilmente l’artista dalla persona, condannando entrambi. Ma qual’ora si decidesse di condannare i prodotti artistici per colpa di azioni meramente umane, dovremmo eliminare dalla nostra collezione di dischi i vinili di Michael Jackson; smettere di raccontare favole come Alice nel paese delle meraviglie, partorite da menti perverse come quella di Lewis Carroll, considerandone l’influenza su scrittori successivi a lui ispirati come James Joyce, Jorge Luis Borges e John Lennon.

Nel momento in cui la risposa fosse affermativa allora dovremmo guardarci indietro e considerare che qual’ora artista e persona coincidessero, pagandone entrambi il prezzo dell’oblio, dovremmo additare anche artisti come Pier Paolo Pasolini, assassinato dal suo stesso amante sedicenne, condannando e dimenticando un pezzo indiscutibilmente importante della cinematografia e della letteratura italiana senza il quale, probabilmente, non saremmo lo stesso paese che siamo oggi.