Dopo tuti gli attentati annunciati e avvenuti per mano dell’Isis, a cominciare da quelli francesi di Charlie Hebdo e del Bataclan, una domanda sorge spontanea al popolo italiano: “Perché da noi niente?” Solo qualche avvertimento o video pubblicato nel giro di due anni. Uno degli ultimi, peraltro, mostra un Colosseo tra le fiamme e la promessa di conquistare Roma. Ma la propaganda terroristica si ferma lì, e così pure l’Isis. Com’è possibile che il territorio italiano sia stato esentato dalle esplosioni e dalle sparatorie in nome di Allah, mentre in Europa e nel Mondo invece ne accadono di continuo?
L'Isis ha paura delle mafie?
Una spiegazione che si sente spesso, frutto dell’ignoranza dovuta alla pessima informazione, è che l’Isis non attacchi grazie alla mafia. Cosa Nostra, Camorra, Sacra Corona Unita e ‘ndrangheta avrebbero dunque il potere di tenere a bada gli jihadisti che, nel caso queste organizzazioni criminali abbassassero la guardia, attaccherebbero gli italiani senza pietà. In realtà non è così. E in un certo senso, la malavita organizzata non vedrebbe l’ora di scendere a patti con i terroristi. Il motivo è che un generale stato di allerta, misto a un nemico comune da fronteggiare, porterebbe sul piatto della bilancia molti più accordi con il ramo politico e con il ramo dell’Isis.
Senza contare che un attacco del genere, in tal senso, darebbe alle mafie una larga fetta di tempo per concludere altri affari senza che avvengano i soliti e doverosi controlli delle forze armate, poiché impegnate su altri fronti in seguito all’emergenza nazionale relativa alla sicurezza.
Ma allora perché l’Isis non ci attacca?
Perché, a parte il terribile incidente di Torino, la paura non prende il sopravvento totale anche in Italia con l’arrivo delle cellule terroristiche? In chiave geopolitica, la spiegazione più probabile che si può dare è che l’Italia, in Europa, rappresenta un autentico ponte di collegamento per le varie etnie che provengono dagli altri continenti.
In una sola parola: profughi. L’accoglienza e gli aiuti umanitari che l’Italia, da quando è iniziato il fenomeno, si sobbarca grazie ai fondi europei (ma senza un aiuto fisico e politico concreto dall’ente internazionale), impedisce all’Isis di pensare al nostro paese come un possibile obiettivo per un attentato. Va bene fomentare il clima di terrore per proseguire una guerra ideologica con eventuali dietrologie di stampo economico e territoriale, ma a nessuno verrebbe mai in mente di far saltare in aria il più grande collegamento per eventuali forze armate, o di generale distribuzione della popolazione, che un continente abbia.
E l’Italia, in questo senso, funge proprio da questo ruolo. Si dica ciò che si vuole, ma l’Isis non è un’organizzazione sprovveduta o stupida: sa che l’Italia, fintanto che rispetta i protocolli europei e svolge questa mansione, è di vitale importanza per la loro guerra.
Questo non vuol dire che il nostro paese stia implicitamente aiutando l’Isis per evitare attentanti al suo interno, ma solo che c’è in gioco qualcosa di molto più grande. E se l’Europa, sul fenomeno migratorio, si mettesse in gioco totalmente, molte cose verrebbero a galla e molti problemi si risolverebbero. Ma forse, per certi aspetti, il problema è proprio questo.