La Brexit non sta solo mettendo in fuga investimenti, capitali e quartier generali di alto livello, come quelli di Airbus, Jp Morgan, Deutsche Bank, Nissan, Toyota e Honda. Brexit si sta rivelando anche un buco nero in grado di fagocitare politici inglesi, viste le dimissioni del premier David Cameron nel 2016 e del leader di Ukip, Nigel Farage, nello stesso anno. I cerchi concentrici di questo sasso lanciato al centro del tavolo europeo influenzano anche la politica italiana, visto che uno dei principali partiti, il M5S, a poche settimane dalle elezioni politiche è diventato "pro Euro" proprio per smarcarsi dall'effetto Brexit.

Più nascosti e tutti da decifrare sono i sommovimenti che Brexit potrebbe causare all'interno del Pd, dove la ricerca di un leader in caso di flop elettorale si andrebbe a intrecciare con la vicenda tutta europea dell'assegnazione dell'Agenzia del Farmaco.

Agenzia del Farmaco, la partita tra Amsterdam e Milano riaperta da Sala

Ema, l'Agenzia Europea del Farmaco, ha deciso di lasciare Londra dopo la Brexit, alimentando fosche previsioni sull'economia britannica dei prossimi anni. Il Consiglio dell'Unione Europea ha indetto una gara per riassegnare la sede di questa importante istituzione, e l'Italia si è attivata candidando Milano, con un'azione sostenuta da Comune (Beppe Sala), Regione (Roberto Maroni) e Governo (prima Renzi, poi Gentiloni).

Dopo un pareggio in termini di voti, Amsterdam si è aggiudicata l'Agenzia grazie al sorteggio avvenuto lo scorso 20 novembre, ma in questi ultimi giorni di gennaio il sindaco Beppe Sala ha inviato un ricorso alla corte di Giustizia Europea, subito seguito da un ricorso del Governo Italiano. Questo perché, secondo Sala, si doveva decidere su criteri tecnici e non sulla sorte, mentre secondo il presidente dell'Ema, la sede di Amsterdam esiste solo nei rendering degli architetti in un momento in cui l'Agenzia avrebbe bisogno di riunirsi già da ora, di passare ad alcune fasi operative.

Milano, invece, aveva messo a disposizione il cosiddetto "Pirellone", grattacielo che in passato ha ospitato gli uffici della Regione Lombardia. La regia di questa aggressiva operazione è tutta del sindaco di Milano, Beppe Sala, che in questi giorni imperversa nei programmi televisivi con un suo libro.

Il libro di Beppe Sala con qualche frecciata a Renzi

Va detto che la strada per il ricorso dell'Italia è in salita, l'esito non è scontato, ma se l'operazione dovesse andare in porto le quotazioni di Sala salirebbero vertiginosamente nelle gerarchie interne al Pd e dopo la fine del suo mandato come sindaco del capoluogo meneghino potrebbe diventare un candidato premier spendibile nel futuro. Finora Sala è stato percepito come una creazione di Matteo Renzi, ma durante la promozione del suo nuovo libro, intitolato "Milano", Sala sembra cercare uno smarcamento: intervistato in diverse trasmissioni televisive di La7, ha raccontato aneddoti che dipingono l'ex presidente del consiglio come una persona intelligente, capace, ma anche impulsiva, accentratrice e presuntuosa (come quella volta che mandò un suo segretario anziché riceverlo di persona). Sala ha anche criticato le liste elettorali Pd definendole "piene di fedelissimi", e rivelato di aver "consigliato a Renzi di saltare questo giro elettorale".