In provincia di Frosinone, vicino Cassino, si è consumata una doppia tragedia, che però rischia di estendere la sua portata come le onde di un oceano increspato. Solo qualche giorno fa si è appresa la notizia di una denuncia molto particolare. Una 14enne di una scuola nel Frusinate, non sapendo come chiedere aiuto, ha affidato ad un tema in classe il suo appello. 'Mio padre mi ha stuprata'. Immaginiamo lo sgomento e la preoccupazione della sua insegnante, che subito ha allertato la presidenza, che a sua volta ha convocato la madre della ragazza, che a sua volta ha sporto denuncia alle autorità.

Oggi si apprende che il padre orco si è tolto la vita.

La forza di denunciare, il primo passo

Non si conosce il nome della ragazzina per ovvi motivi di privacy e nemmeno ci interessa conoscerlo. Perché questa ragazzina potrebbe essere una delle tante che vivono l'incubo della violenza tra le mura di casa. Dobbiamo pertanto immaginare quale fatica sia stata per lei accusare il padre di violenza. La vergogna, la paura di non essere creduta, la consapevolezza che avrebbe distrutto la propria famiglia se avesse scoperchiato un tale vaso di Pandora. Per questo ha affidato la sua disperazione alle pagine di un tema. Avrà riconosciuto nella classe un ambiente protetto e sicuro nel quale esternare le proprie paure, e avrà riconosciuto nell'insegnante una figura di riferimento positiva.

La consapevolezza di distruggere la famiglia

E questo è il secondo scoglio che la ragazza si sarà trovata davanti. Si parla tanto delle baby gang e della prevenzione che si potrebbe fare, e spesso ci si dimentica che l'orrore può esistere anche e soprattutto all'interno delle mura domestiche. Quale dilemma sarà stato il suo: continuare a soffrire e subire, o denunciare distruggendo la mia famiglia?

E' inutile dire che questa è una domanda che nessun essere umano al mondo, e tanto meno una ragazzina, dovrebbe mai porsi. Eppure è ciò che è successo. Con quella denuncia la ragazza ha messo di fronte agli occhi di sua madre la verità: per correttezza dobbiamo specificare che sono ancora in corso le indagini. Sei sposata con un mostro che abusa di tua figlia.

Il senso di colpa per la morte del padre

E' questo che si porterà dietro la ragazzina. Si potrebbe obiettare che non ha proprio nulla di cui sentirsi in colpa, ed in effetti è così, almeno nella teoria. Ma la pratica di queste terribili storie è ben diversa. Questa pratica parla di un macigno. E se non avessi parlato mio padre sarebbe ancora vivo? Avrei potuto agire diversamente? Avrei dovuto agire diversamente? Adesso mia madre mi odierà? E quello peggiore: forse me la sono cercata?

Rimane la storia tragica che il suicidio dell'orco (presunto, dobbiamo continuare a dirlo) non si è portata via. Rimane lì, e ci resterà. Solo un aiuto psicologico e il supporto della famiglia può aiutare questa ragazzina a superare il trauma.

Rimane anche un'altra cosa però, e questo sta dalla sua parte. Ha dentro di sé, probabilmente, una grande forza, che possiamo chiamare in termini tecnici resilienza, e che altro non è se non la voglia di continuare a vivere nonostante l'orrore.

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