erasmus Plus è il programma dell’Unione europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, approvato con il regolamento Ue 1288/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, pensato per dare opportunità di studio, formazione, di esperienze lavorative o di volontariato all’estero. L'obiettivo del programma è di sostenere la strategia Europa 2020, contribuendo all'accrescimento dei livelli di occupazione, allo sviluppo del capitale sociale e alla promozione della cooperazione fra gli Stati dell'Unione europea.

Bando 2018: novità nei finanziamenti

A fine mese si concluderà il bando Erasmus+ per l’anno 2018-2019 e ci sono importanti novità in Italia. Il bando 2018 invita le scuole ad aprire le porte all'Europa, grazie a un budget molto più ampio per il settore istruzione scolastica e all'introduzione di una nuova tipologia di progetti di cooperazione, i Partenariati per scambi tra scuole, progetti più semplici da gestire che hanno come focus la mobilità degli alunni e dello staff, per scambi linguistici o per mobilità di lungo termine. A livello di finanziamenti infatti la dotazione di quest’anno è aumentata di 200 milioni di euro rispetto al 2017, pari a un incremento dell’8 per cento. Ciò vuol dire non che le borse di studio aumenteranno, ma che i ragazzi che partiranno saranno di più, inoltre si chiede a più scuole di entrare a far parte di questo programma.

Aumenta quindi l’investimento nella crescita dei giovani.

Secondo alcune statistiche, riportate dall'Ansa, questa novità porterebbe una crescita di oltre il 40% del numero degli studenti in partenza dagli atenei italiani; ciò significa che gli universitari italiani in uscita nel 2018/19 saranno oltre 41.000. Dall'inizio del programma a oggi l’Italia si posiziona al quarto posto per quanto riguarda le partenze e al quinto per quanto riguarda l’accoglienza.

Un traguardo importante a livello scolastico europeo.

Queste le parole del direttore dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire, Flaminio Galli, per quanto riguarda i risultati raggiunti nello scorso anno: «Il 2017 segna una forte crescita nella partecipazione italiana al programma grazie anche all’apertura oltre i confini europei.

L’interesse del nostro Paese verso il programma è sempre stato fra i più alti in Europa, registrando negli ultimi anni un incremento nella mobilità degli studenti universitari e confermando la forte capacità del sistema di istruzione superiore italiano di attrarre studenti, anche provenienti da Paesi extra europei. Attraverso questi incontri – conclude Galli – l’Agenzia intende tracciare un bilancio delle esperienze realizzate dagli istituti beneficiari e rendere ancora più efficiente la gestione delle attività del programma». Le prospettive per un Erasmus+2018 migliore dell’anno precedente ci sono tutte.

Un passo importante

Anch'io ho avuto modo di far parte di questo programma. Quando mi sono iscritta all'Università a Milano per gli studi magistrali, sentivo che dovevo compiere un passo importante, che dovevo dare un'ulteriore svolta alla mia vita e che forse era arrivato il momento, ero pronta.

Così ho fatto domanda per l'Erasmus.

Perché è un passo importante? Beh è comunque un'esperienza all'estero, quindi si vive in un Paese che è molto differente dal tuo, lontano dalla quotidianità di casa. Il programma scolastico è diverso: ti si potrebbe presentare una situazione ben diversa rispetto a quella che hai dovuto sempre affrontare, modalità di lezioni ed esami diversi, lingua diversa... Inoltre vivrai per svariati mesi lontano dai tuoi genitori, dovrai imparare a cucinare, a farti le cose da solo, a gestire il tuo tempo in maniera diversa, dovrai imparare a convivere e condividere la tua quotidianità con persone che forse non appartengono alla tua stessa cultura.

Perché bisogna essere pronti per affrontare un'esperienza simile?

Erasmus vuol dire solo partire e stare in vacanza per mesi, bisogna avere un obiettivo e una giusta motivazione anche solo per far domanda. In primis è importantissima la consapevolezza delle scelte delle mete. La libertà che ti si presenterà non vuol dire "party hard", sì anche, ma non solo. Sei lì perché vuoi entrare in contatto con persone diverse culturalmente, vuoi migliorare la conoscenza di una lingua staniera, vuoi ampliare le tue prospettive, vuoi cercare nuovi spunti di riflessione, vuoi imparare nuove cose a livello scolastico e con metodi diversi, vuoi ritrovare te stesso e lavorare su alcuni lati del tuo carattere. Erasmus non è partire per dimenticare, è più partire per ricominciare.

Non sempre è facile, bisogna essere forti e consapevoli di ciò.

Sono stata selezionata. Mi aspettavano nove mesi a Helsinki, una città del Nord, dove avrei potuto trovare freddo e neve per quasi tutto il periodo.

Prima della partenza

Cesare Cremonini canta "Lasciare dietro tutto e andare...". Non c'è verità più vera. Parti per la "tua" esperienza e lasci tutto, casa, famiglia, amici, la tua quotidianità per affrontare un enorme buco nero. Quando mi hanno dato la notizia di essere stata selezionata ero felicissima, ma allo stesso spaventata. Le domande che mi frullavano per la testa in continuazione erano: "Sarò all'altezza della situazione?" "Cosa mi aspetta?" "E se rimango da sola?" "Oh mio Dio nove mesi sono un'eternità!

E se mi stanco e voglio tornare a casa?"

Non preoccuparti, è normale, è successo a tutti spaventarsi per queste cose. In più devi compilare un sacco di documenti, fare le pratiche pre-partenza, il piano di studi, la certificazione di lingua, far firmare i programmi giusti ai professori giusti, rispettare gli orari degli uffici universitari. E non è finita: organizzare volo, cercare un alloggio, preparare le valige, organizzare le cose indispensabili per i mesi che starai lontano. Immaginate me che dovevo andare al nord e in piena estate, con 30 gradi, giravo per negozi a chiedere se avevano già la collezione invernale con indumenti termici.

Insomma un lungo, agonizzante periodo fatto di stress.

E poi non devi spendere troppo perché devi tenere i soldi per i mesi che sarai via. E' vero avrai una borsa di studio che ti salva un pochino, ma poi dipende tutto da dove vivrai, cosa farai ecc...

Arrivi e ti cambia il mondo

Il giorno fatidico è arrivato, hai tutta la felicità e la paura del mondo stampata in faccia. Forse dovrai pure affrontare il viaggio completamente da solo. Sei un mix di emozioni che sta per entrare in un mondo nuovo, una realtà e una quotidianità diversa. Sembri un astronauta che si trova di fronte all'infinità dello spazio. Spaesato, emozionato, sorpreso, ma in fondo cosciente e consapevole che la scelta è quella giusta. Allora lanciati e vivi a pieno tutto ciò che ti si presenta.

Per esperienza personale posso dire di essere felice per il percorso che ho intrapreso. Ovviamente non è stato tutto rose e fiori, ma questa è la vita e non importa dove tu la stia vivendo, questa è la realtà e bisogna affrontarla. E' un modo per crescere, per capire tante cose, è esperienza. Tutto ti si rivoluziona e per alcuni mesi sembra di vivere una bolla, fatta di amici nuovi, una scuola nuova, feste, risate. Lavori tanto tu te stesso perché hai tanto tempo libero e momenti in cui puoi stare con te e riflettere. Vivi in un posto nuovo che può darti nuovi stimoli, nuovi punti di vista, ti relazioni con persone e impari cosa è importante per loro o perché si comportano in un certo modo. Hai sempre qualcosa da fare però anche quando ti sembra di oziare.

Hai la possibilità di fare tantissimi viaggi, di scoprire nuovi posti, di vedere molte più realtà. Sei li, perché non approfittare a pieno di tutte le possibilità che ti si presentano.

Sei nella tua bolla, come se fosse una favola, come se la tua realtà fosse qualcosa di lontano dalla quotidianità di casa e spesso ti chiedi:" Perché non posso vivere la mia vita "normale" come la sto vivendo qui?" Insomma quando sei via hai molte più responsabilità, se ci pensi, ma niente sarà mai come la realtà di casa, come se il mondo fosse cambiato all'improvviso. O forse sei tu che hai cambiato opinione sul mondo, o semplicemente su te stesso.

Il rientro: sei cambiato?

Come tutte le cose belle, prima o poi finiscono e c'è da fare i conti con il rientro.

Credo che sia la cosa peggiore. Forse uno non dovrebbe mai partire perché poi c'è sempre da tornare a casa, ma cosa perderebbe nel frattempo?

La tua bolla scoppia, quella che era diventata la tua quotidianità si deve modificare nuovamente, bisogna tornare di nuovo da dove si è venuti, e questa cosa fa ancora più paura. In primis subentra la paura. "Cosa troverò una volta tornato? Saranno ancora li ad aspettarmi? E se le cose che facevo prima non mi andrebbero più bene? E se la realtà di prima non mi piacesse più?" Poi subentra la nostalgia: " Non posso vivere senza questi nuovi amici! Non vederli più tutti i giorni! Non posso vivere senza questi paesaggi! Mi mancherà tutto!" E cosi purtroppo è.

Torni a casa e sembra che la gente non capisca che quello che hai vissuto ti è servito tanto a livello scolastico e personale. Che quello che hai visto e che hai imparato ti ha cambiato ed ora fa parte di te, oggi e per sempre. Sembra che le storie che racconti siano solo racconti, storielle per intrattenere. Una perdita di tempo perché la vita "vera" non è fatta di "quelle cose là". Allora un po' di chiudi a riccio perché pensi che non sei più fatto per questo mondo, e cerchi di rifugiarti nei ricordi e per chi può in mille altri viaggi, per andare a trovare le persone che con te hanno vissuto quell'esperienza.

Quello che posso assolutamente dire è: "Partite, vivete e tornate, consapevoli del fatto che nel 'vostro' mondo, qualunque esso sia, il protagonista siete voi e non importa dei giudizi, la gente ti giudicherà comunque e quindi perché non dargli una ragione in più per parlare di te!"

L'Erasmus non è un'avventura, ma uno stile di vita che tutti dovrebbero vivere per capire che esiste un mondo migliore, ed è dentro di te!