La Polizia di Stato di Firenze ha arrestato un cinquantenne di origine serba, accusato di aver organizzato una trattativa per la vendita della propria figlia ad un connazionale residente in Francia. Secondo la ricostruzione il padre-padrone avrebbe per anni esercitato un potere totalitario sulla figlia impedendole la possibilità di una istruzione e ogni tipo di libertà, lasciandola uscire al massimo un paio di volte al mese per andare a fare la spesa ma sempre sotto il rigido controllo di un familiare maschio.
La dinamica
L'accordo con il "compratore", avvenuto circa quattro anni fa, prevedeva che la bambina tredicenne sarebbe dovuta andare in sposa in cambio del pagamento di 15mila euro.
Circa 10 mesi dopo l'accordo la famiglia del connazionale è venuta in Italia dalla Francia per sugellare il fidanzamento, versando un anticipo di 4mila euro, alla condizione però che fino al matrimonio la bambina avrebbe dovuto mantenere la verginità, dimagrire per ritrovare la forma del primo incontro e imparare a svolgere le faccende domestiche, pena la restituzione dell'anticipo.
Malgrado la poca libertà e la stretta sorveglianza sulla bambina, lei è riuscita tramite la chat in un gioco per smartphone a chiedere aiuto ad un coetaneo; ora il padre si trovare nel carcere di Sollicciano.
Il dramma delle spose bambine
Il dramma delle spose bambine è un fenomeno di rilevanza mondiale che coinvolge molteplici Paesi, pensando che questi siano lontani dalla nostra realtà, ma in verità non è sempre così.
Infatti i luoghi possono cambiare, ma non le dinamiche che derivano da una società patriarcale che prevede una disuguaglianza di genere e la credenza secondo cui le donne siano in qualche modo inferiori agli uomini. Inoltre, secondo queste credenze, si vuole controllare la sessualità femminile attraverso l'insegnamento di come una donna dovrebbe comportarsi, di come dovrebbe vestirsi e di chi le sarebbe consentito vedere, sposare etc.
Le motivazioni alla base di questa pratica sono molteplici e oltre alle credenze culturali possono coinvolgere la dimensione economica di povertà di tali famiglie oppure uno scarso livello di educazione. La famiglia sceglie chi sarà il futuro marito della loro figlia, e questa decisione può avvenire addirittura sin dalla nascita, andando a cercare il "miglior offerente" per provare a uscire dalla loro condizione di povertà.
Il carico psicologico e le violenze che queste bambine sopportano già verso i 10 anni non ha definizione, vengono deprivate di tutto: di una possibile istruzione, educazione, emancipazione. Vengono educate già precocemente su come una "buona moglie" dovrebbe comportarsi e una volta sposate devono abbandonare il frammento di libertà che le rimane per occuparsi del marito - che è spesso molto più vecchio di loro -, della casa e dei figli. Già verso i 12 anni si ritrovano a subire abusi sia psicologici che fisici dal loro marito, diventando madri ad una età che aumenta il rischio di morire di parto, cosa che però rimane indifferente agli occhi di tutti.
Ciò che caratterizza la loro vita è il fatto che sia stata già decisa e organizzata sin dalla loro nascita, privandole di ogni possibilità di scelta, di libertà, vincolate ad un matrimonio che non avrà alcuna connotazione sentimentale, di affetto, ma che sarà solamente caratterizzata dal predominio dell'uomo sulla donna, in una unione dove non ci sarà alcuna possibilità per lei di lasciare quell’uomo che non si è scelto e che le ha condannate per sempre all’infelicità.