Il percorso che porta alla formazione del primo esecutivo della XVIII Legislatura appare ancora molto tortuoso. Nonostante i ripetuti contatti e gli avvicinamenti tra la Lega di Salvini e il Movimento 5 Stelle, nulla può essere dato per scontato. Sono troppi gli ostacoli lungo il cammino che separa il carroccio dai pentastellati, a cominciare dal programma, fino al punto sempre più controverso: quello della poltrona di Presidente del Consiglio. Può essere proprio la guida del governo la goccia in grado di far traboccare il vaso delle trattative.
Delicatissime trattative.
La Politica è compromesso continuo e i grillini sembravano averlo capito; così è venuto da pensare vedendo le loro strategie per l'elezione dei presidenti delle Camere. La trasformazione dei 5stelle da movimento protestatario a partito di governo subisce spesso dei tumulti, o meglio dei sbandamenti in grado di far perdere ai pentastellati la rotta verso l'obiettivo. Così è stato per la presidenza di Palazzo Madama dove inizialmente i grillini - sospinti dall'animo movimentista - hanno posto il veto su Romani, mentre subito dopo - sospinti dall'animo governista - hanno scelto di votare la Casellati, berlusconiana di ferro da tempi non sospetti. Ecco, ora che ci avviciniamo alle delicatissime consultazioni "qurinalizie" ci risiamo.
I grillini si ritrovano intrappolati tra due sentimenti politici opposti in cui si confrontano due strategie in antitesi: scendere al compromesso anche rinunciando alla presidenza del Consiglio oppure no? Pare prevalere la seconda opzione. Questa è la linea del leader Di Maio fatta propria dal fedelissimo Bonafede che dichiara: "Di Maio premier o nessun esecutivo".
Salvini nel frattempo fa un passo avanti decidendo di rinunciare alla poltrona più ambita dai due leader: "Sono pronto a fare il premier, ma non sarà o io o la morte". Continua il leader del carroccio intervistato da Vespa a Porta a Porta: "Se Di Maio dice o io o nessuno sbaglia, perché a oggi è nessuno".
Quello della premiership è lo scoglio più grosso da superare, ma non l'unico
Ci sono anche gli alleati, o meglio l'alleato storico della Lega, altrettanto storico nemico dei 5stelle. Stiamo parlando ovviamente di Silvio Berlusconi che, non desiderando il ritorno al voto, sarebbe pronto a sostenere un governo del centrodestra insieme al M5s facendone parte attivamente. Salvini lo difende, mentre i pentastellati continuano anche in questo caso a erigere barriere respingendo l'ex cav. Altra presa di posizione seguita da un comportamento poco responsabile, anche se politicamente più comprensibile. Politicamente comprensibile perché non sarebbe certamente salutare per il movimento andare al governo con Berlusconi; comportamento poco responsabile perché attraverso questo continuo "puntare i piedi" si rischia di portare la situazione ad uno stallo di difficile soluzione.