Cetto La Qualunque, candidato sindaco di Marina di Sopra, nei suoi comizi elettorali sottolineava l’inefficacia della laurea nello svolgimento delle mansioni politiche. Alla maggior parte degli italiani non sarà sfuggita l’analogia dello scenario politico attuale con quello (solo apparentemente) inverosimile della finzione cinematografica. Ultimamente i toni e il clima sembrano ispirarsi agli esilaranti personaggi del film "Qualunquemente", tra buona creanza e inutilità del percorso di studi. Con la differenza che, nella realtà, il termine “esilarante”, va sostituito con “preoccupante”.

E a darcene un saggio, in particolare, sono due esponenti del Movimento 5 Stelle.

Come Cetto con De Santis

Maurizio Gasparri l’aveva definita “la prova vivente che il Senato va abolito”, ma Paola Taverna, a dispetto di ogni prevedibile obiezione, nella sua improbabile veste da senatrice si sforza di conquistare la credibilità che dovrebbe essere tipica dei parlamentari. E lo fa postando sul web una foto in tailleur, munita di Costituzione e aria da intellettuale. E annunciando a gran voce (quella stessa voce con cui aveva orgogliosamente proclamato “Aho, io nun so’ un politico!”) l’intenzione di rinunciare all’indennità di funzione. Un exploit significativo rispetto allo stile esibito ad Ostia, sul pulpito dal quale lanciava anatemi e volgari insulti agli oppositori della Raggi, del tipo “non ti sputo, se no ti profumo!”.

Per non parlare poi delle fantasiose allusioni al pericoloso innalzamento dei fiumi dovuto ad inondazioni da vomito, provocato dalla permanenza dei renziani al governo. C’è da chiedersi se sia Antonio Albanese a dover accusare il plagio o se i diritti dei variopinti insulti si debbano proprio alla ”urlatrice” a cinque Stelle.

La minaccia di sputo risulta ossessiva e costante. Originariamente lanciata a Silvio Berlusconi, per poi essere ritualmente proposta (“propostatamente”, direbbe Cetto!) in varie salse a diversi esponenti politici, oppositori e persino grillini “pentiti”. Un lungo repertorio di ingiurie a corredo di un curriculum, dal quale si evince un titolo di studio di tutto rispetto come perito aziendale e corrispondente in lingue estere ed una collaborazione di 13 anni (dal 2000 al 2013) presso un poliambulatorio di analisi cliniche in qualità di segretaria.

‘A cosa serve la laurea?’

Altro tormentone del candidato sindaco di Marina di Sopra: “A che c**o serve la laurea?”. Sembra calzare a pennello ad un altro protagonista della scena Politica contemporanea, il deputato Sergio Battelli, tesoriere del Movimento 5 Stelle alla Camera, a cui è affidato l’oneroso incarico di gestire un fondo pubblico del valore complessivo di 13 milioni l’anno. Un ruolo piuttosto impegnativo per un 36enne il cui curriculum documenta solo il diploma di licenza media, titolo di studio che sembrerebbe inadeguato a tale scopo, se non fosse che l’onorevole si avvarrà dell’aiuto di “un gruppo di funzionari molto preparati”, come lui stesso aveva dichiarato in un’intervista al “Corriere”.

Oggi “le chiacchiere stanno a zero”, ha inoltre affermato dal suo profilo Facebook, difendendosi dalle accuse di non essere all’altezza della nomina. “Lo vedrete dai fatti!”

Battelli ha inoltre spiegato i motivi per cui è stato costretto ad interrompere il suo percorso scolastico all’età di 17 anni. Un motivo di salute, anche piuttosto delicato, aggravato da un episodio di malasanità lo avrebbe obbligato a fermarsi al terzo anno di superiore. Da allora in poi ha lavorato come cassiere presso un negozio di animali. Da questa esperienza potrà trarre qualche nozione di contabilità.

Si spera solo che le analogie con il cinema si fermino qui.