All'interno di una forza politica, indipendentemente dagli schieramenti, quella dell'illusionista è una figura prevista anche se non ufficiale. 'Illusionista politico' è colui che cerca di vedere del buono in una debacle elettorale e per quanto costoro abbondino tra le file del Movimento 5 Stelle, l'impressione è che non ci credano più di tanto nemmeno i 'minimizzatori'. In Sardegna è andato peggio che in Abruzzo, se consideriamo che si partiva da una base teorica del 42 % e si è finiti a meno della metà delle preferenze citate. Per Paola Nugnes, la 'senatrice ribelle' del Movimento, è evidente che le responsabilità di una sconfitta elettorale vanno ricercate nella guida e, dati alla mano, mette in dubbio quella di Luigi Di Maio.
Fermo restando che, al contrario, la leadership sembra non essere in discussione, è probabile che la soluzione prospettata dalla Nugnes possa servire a poco.
'Una riorganizzazione calata dall'alto non è la soluzione'
Per la verità Luigi Di Maio ha fatto una sorta di 'mea culpa' indiretto e le sue parole destano curiosità e perplessità allo stesso modo. Perché dire "andiamo avanti con la riorganizzazione e ci saranno novità importanti tra domani e dopodomani" crea attesa tra i militanti relative a grosse svolte in arrivo, ma d'altro canto danno l'impressione di un vertice che al momento non sa che pesci prendere. A dare la classica secchiata d'acqua gelata ci pensa dunque Paola Nugnes. "La leadership di Di Maio va messa in discussione" sottolinea e aggiunge, in merito al percorso prospettato dal leader, che "una riorganizzazione che viene calata dall'alto non è la soluzione" suggerendo invece una "riflessione collettiva".
Anche perché la svolta preannunciata da Di Maio, alla fine, non riguarda più strettamente il Movimento ma "serve agli italiani perché noi siamo al governo con decine di istanze che arrivano dal territorio nazionale", parole del vicepremier.
Di Stefano, prove tecniche da 'illusionista'
Non può mancare l'illusionista di turno che in questo caso veste i panni del sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano.
"Non siamo affatto morenti, ma paghiamo il percorso a livello locale ed è quindi giusto cambiare qualcosa". Di Stefano fa notare che "1.320 candidati contro 60 sono una presa in giro" e che "se si vanta la Lega in Abruzzo e si attacca il Movimento in Sardegna, è una chiara strumentalizzazione dei dati". Dati che, purtroppo per gli ardimentosi illusionisti pentastellati, non mentono ed il fumo in tal caso serve a ben poco.
Leggila come vuoi, trova le opportune giustificazioni, resta una debacle elettorale ed è la seconda consecutiva a livello regionale.
La coerenza di Salvini, i balletti pentastellati
Recentemente l'ex premier Enrico Letta, intervenendo a Propaganda Live, ha profetizzato una Lega guidata da Matteo Salvini che potrebbe presto scaricare lo 'strano' alleato. "Salvini diventerà premier dopo le Europee", ha detto Letta a La7 e non è l'unico a pensarla in questo modo. Quanto espresso dal sondaggi, il successo del leader leghista che sta iniziando a piazzare le sue bandierine anche nel Mezzogiorno d'Italia, sono indice di un'ascesa che sembra inarrestabile e di contro il M5S sembra non fornire le stesse 'certezze' agli italiani.
Salvini sta cavalcando l'onda della sua prepotente macchina propagandistica a dispetto dell'inadeguatezza dell'alleato? Senza offesa, questo sembra tradursi nei dati delle ultime elezioni e le Europee saranno certamente un banco di prova decisivo. Perché avviene questo? Forse perché Salvini, pur adottando una linea politicamente discutibile, è coerente con quanto annunciato in campagna elettorale, mentre Di Maio e soci sembrano saltare da palo in frasca senza una linea precisa e questo accentua i malumori della base. Che poi la politica salviniana si concentri esclusivamente sui migranti quali 'male assoluto' e su misure di sicurezza strettamente connesse a questo, è un altro discorso.
La 'saldatura' a vantaggio della Lega
Il caso Diciotti ha evidenziato una certa 'saldatura' del M5S alla Lega, i vertici pentastellati si sono giustificati perché la loro azione sarebbe stata spinta dalla volontà popolare espressa con il voto sulla piattaforma Rousseau. Ma se ti saldi in maniera quasi conforme alla Lega, è evidente che la gente finirà per scegliere l'originale e non la brutta copia. Paola Nugnes evoca la 'ridiscussione della leadership', ma è altresì lapalissiano che quando venne scelto Di Maio (anche in quel caso dalla Rousseau contro un paio di illustri sconosciuti) è stata sparata la cartuccia più politica in possesso del Movimento e le polveri adesso sono bagnate. Se da un lato ha ragione Di Stefano nel definire i Cinque Stelle ancora vivi, dall'altro non possiamo non sospettare che dalle prossime Elezioni Europee arrivi un colpo di martello in grado di far avverare la profezia di Letta.
In tutto ciò Matteo Salvini, tra la foto di una succulenta pietanza su Facebook ed un proclama, ha davvero tanti motivi per leccarsi i baffi. Anche perché il prossimo pasto del 'capitano' potrebbe essere ciò che resta del Movimento.