Che bello quando quasi 2 milioni di persone in carne ed ossa si mobilitano per esprimere una preferenza. Che bello tornare a vedere le file davanti ai seggi, come successo ieri per le primarie del Pd, che hanno visto la netta vittoria di Nicola Zingaretti. Fanno scalpore le dichiarazioni di personaggi del calibro di Beppe Grillo, che definisce 2 milioni di persone "frou frou": proprio lui che, in barba alla democrazia, sceglie il capo politico del M5S con 50000 click dalla dubbia valenza. O come Fusaro, che li definisce "militonti".
Appello all'unità
Gran parte degli elettori che si sono recati ai seggi ieri sono e restano convinti assertori delle politiche portate avanti dal precedente segretario, Matteo Renzi. Nonostante tutto, hanno ritenuto necessario un cambio di rotta. Nella tarda serata di ieri, però, sui vari gruppi di sostenitori ed elettori del Partito Democratico, moltissime persone hanno palesato la loro contrarietà alla nuova segreteria guidata dal Presidente della Regione Lazio, paventando un abbandono del partito. Lo scotto, perché di questo si tratta, nel vedere superate certe idee può generare dubbi in chi ritiene di non sentirsi più rappresentato dal nuovo segretario. Ciò non implica e non giustifica, però, un fuoriuscitismo sregolato dal PD.
La forza del Partito Democratico è quella di essere una somma di idee diverse e di diversi modi di intendere il futuro dell'Italia, non divisione. Chi non si sente rappresentato da Zingaretti ha l'imperativo morale di combattere le proprie battaglie all'interno del PD, non fuori. Uscire ora renderebbe il partito uguale a quelli che, per anni, hanno combattuto una battaglia senza quartiere contro Matteo Renzi, per poi fondare nuovi movimenti quando rischiavano di non entrare in lista in vista delle politiche del 2018.
Il popolo del PD deve dire con forza che non lo lascerà. Il PD è quella casa che in moltissimi hanno contribuito a costruire con militanza e con passione.
Il popolo democratico è l'unico antidoto e l'ultimo appiglio contro il governo dei populisti che ci vorrebbe fuori dall'Europa, tra le grinfie di Putin, con tutti i riflessi geopolitici che questo comporterebbe.
Oggi è il momento di restare uniti, di contribuire, ciascuno con le proprie idee, a formare un Partito Democratico che diventi maggioranza nel Paese. Non si deve abbandonare il Partito Democratico perché significherebbe aumentare quel processo di disgregazione iniziato irresponsabilmente da D'Alema e Bersani. Perché gli avversari, come ha detto Matteo Renzi, non sono dentro, ma fuori.
Condizione necessaria alla sopravvivenza del PD è che si resti uniti. In secondo luogo, la segreteria unitaria di cui Zingaretti ha parlato avrà un compito molto difficile: costruire un'alternativa ai populisti che si caratterizzi dall'essere a favore di qualcosa, non contro qualcuno. Proporsi per semplice contrapposizione basterebbe, forse, ad andare al governo, ma non a governare.
Ai sostenitori del PD va un forte appello. Si lavori tutti per un PD unito, forte, democratico e senza ulteriori divisioni. Le prossime elezioni europee saranno cruciali per il futuro dell'Italia e dell'Europa, che oggi è sotto attacco, come mai dal secondo dopoguerra.