Quello della ricchezza è un tema da sempre sotto i riflettori. Ogni epoca ha i suoi Re Mida e il nostro periodo storico è caratterizzato dalle immense possibilità di arricchimento personale che il mondo della finanza e quello del web sono capaci di offrire, anche se, per i più, l’ascensore sociale sembra bloccato e la ricchezza per la stragrande maggioranza delle persone consiste in un frustrante miraggio.

Continuano però a moltiplicarsi le classifiche e gli studi sui ricchi, quasi a dire che la lingua batte dove il dente duole. In realtà, la ricchezza (la sua presenza e la sua assenza) è stata, e dovrebbe essere ancora, un tema fortemente politico, anche se gli esiti delle politiche redistributive sembrano scarsi.

Geografia della ricchezza

Sapere dove si collocano i grandi patrimoni può dirla lunga sia sullo stato di benessere dell’economia, sia sulle sue patologie. Quanto questo sia vero su scala mondiale risulta chiaramente dall’analisi dell’ultimo rapporto di Wealth-X – il World Ultra Wealth Report – che riferisce la collocazione dei grandi patrimoni personali nell’anno passato, il 2018. In particolare, il rapporto si riferisce ai cosiddetti UHNW – Ultra High Net-Worth individuals, gli ultra ricchi, coloro che possiedono un patrimonio che supera i 30 milioni di di dollari.

In termini di numeri assoluti gli stati che ospitano un numero maggiore di ultra-ricchi sono abbastanza prevedibili. In testa a tutti per numeri assoluti ci sono gli States con oltre 80 mila ultra-ricchi, al secondo posto la Cina, staccata di molto, a sfiorare quota 25 mila.

A seguire: Giappone (17.855), Germania (15.685), Canada (10.395), Francia (10.145) e Regno Unito (9.575). La presenza di ultra-ricchi si distribuisce in modo abbastanza conforme alla consistenza del PIL degli Stati.

Meno tasse, più ricchi

Le sorprese arrivano invece se rapportiamo il numero degli ultra ricchi con la popolazione nazionale: a questo punto gli Stati Uniti e la Cina arretrano irrimediabilmente, scompaiono dai primi posti.

Hong Kong conquista il primato con 1.364 ultra ricchi, su una popolazione di poco più di 7 milioni di abitanti; non a caso al secondo posto si piazza la Svizzera con 848 ultra ricchi su una popolazione complessiva di poco superiore agli 8 milioni di persone.

Impossibile non notare come gli stati con la maggiore concentrazione di patrimoni di peso abbiano regimi fiscali privilegiati (anche quando non si tratta di veri e propri paradisi fiscali).

Di qui, sorge spontanea la considerazione che lottare efficacemente contro l’evasione e/o le posizioni fiscali di comodo, sarebbe già un primo passo ai fini di trasferire ricchezza in circuiti redistributivi. Quanto welfare si potrebbe finanziare se i 32,3 trilioni di dollari stivati nei forzieri di questa élite di facoltosi fossero davvero sottoposti ai regimi fiscali dei Paesi in cui essi sono prodotti?