Sono tempi sempre più duri per il giornalismo e soprattutto per chi vuole portare avanti la professione.

La diffusione della scrittura low-cost, soprattutto online, ha svalutato quella che sarebbe una professione a tutti gli effetti generando retribuzioni sempre più basse e condizioni di lavoro sempre più precarie.

Scrivere un articolo può valere meno di un caffè, mettendo in questo modo in discussione il valore stesso dell’informazione. La crescita delle piattaforme digitali e la dipendenza dalla pubblicità online hanno poi eroso i ricavi delle testate tradizionali, quelle che presentano solo l'emanazione cartacea, spingendole a ridurre i costi e a sfruttare collaboratori esterni con compensi estremamente ridotti.

In un panorama dove velocità e gratuità dell’informazione prevalgono sulla qualità, il giornalismo rischia così di perdere il suo ruolo essenziale in una democrazia.

Riformare i contratti per garantire dignità ai giornalisti

Una soluzione alla crisi potrebbe allora risiedere nella riforma dei contratti. Oggi molti professionisti sono costretti ad accettare compensi irrisori, senza tutele. Sarebbe allora necessario aggiornare le normative per garantire stipendi adeguati allo status ed una stabilità contrattuale che ad oggi è vittima di un precariato dilagante.

Anche l'accesso alla professione potrebbe essere riformato: esistono da decine di anni corsi di laurea in giornalismo ma il titolo all'atto pratico non apre strade precise o preferenziali trattandosi di un mestiere per il quale rimane diffusa la convinzione che si impari 'facendolo'.

Oltre a tutta la trafila da dover comunque portare a termine per ottenere i patentini da pubblicisti e professionisti.

Nuove soluzioni per un giornalismo sostenibile

Le testate giornalistiche dovrebbero trovare modi innovativi per finanziare il loro lavoro. Affidarsi solo alla pubblicità online è diventato rischioso, considerando la concorrenza di grandi piattaforme come Google e Facebook.

Per questo, molti giornali stanno sperimentando alternative come abbonamenti digitali, crowdfunding e collaborazioni con istituzioni culturali o accademiche. Questi sistemi garantiscono una maggiore indipendenza economica e incentivano contenuti di qualità, destinati a un pubblico disposto a pagare per informazioni affidabili e approfondite.

Educare il pubblico alla qualità dell'informazione

Una delle grandi 'piaghe' della professione rimane infatti quella della convinzione da parte del pubblico di una sorta di diritto di accesso alle informazioni online in forma del tutto gratuita.

Il pubblico d'altra parte dovrebbe invece iniziare ad abbracciare un'ottica diversa: per l'accesso a contenuti di qualità la gratuità deve essere messa da parte. Vanno lette in questo senso le campagne di abbonamenti digitali avviate da un numero sempre maggiore di testate.

Un altro elemento fondamentale sarebbe poi quello di sapere riconoscere una fonte affidabile da una che non lo è: investire nell’alfabetizzazione mediatica, con campagne educative e progetti scolastici, aiuterebbe i cittadini a riconoscere e supportare un giornalismo serio insegnando ad individuare e scartare le cosiddette fake news.