Una rivoluzione Copernicana quellaprevista dall'annuncio dell'accordo tra il Governo e le Regionidel territorio italiano; tra i tanti punti in esame, la definitivachiusura di piccoli ospedali da 120 posti al massimo sparsi intutta Italia. Si tratta di una misura dall'evidente sapore'anticrisi', voluta dall'establishment e dalle istituzioni proprioper rimediare all'enorme spreco della spesa pubblica, che proprionella 'sanità' ha probabilmente il suo più sensibile talloned'Achille.



Dall'analisi della lista pubblicata dal ministero dellaSalute, risulta un taglio di circa 175 piccoli ospedali presenti,per un totale di 12mila posti letto, in ogni Regione della penisola,dall'eccellente Lombardia che vedrà tagliarsi 31 piccole strutture,alla Campania dove chiuderanno 19 ospedali, al Lazio del presidenteNicola Zingaretti dove saranno cancellati 16 centri, per finire allaSicilia, vero motore dello spreco di denaro pubblico per le spesesanitarie, regione dove saranno soppressi 34 piccoli centri.





Sesi considera, inoltre, a partire dai dati ufficiali Istat, lascarsità dei servizi sanitari, sopratutto in alcune regioni del Sud,e l'enorme spesa pro-capite dei cittadini per mantenere attiva lacomplicatissima macchina sanitaria del paese, allora si comprende,dati i morsi della crisi, l'urgenza di arrivare il prima possibile adun accordo che possa arrestare una volta per tutte la tendenza allospreco della sanità pubblica italiana.



Fatta la lista nera degli ospedali, èora infatti intenzione dell'attuale ministro della Salute, BeatriceLorenzin, tradurre in legge prima del periodo delle festenatalizie l'accordo raggiunto con le Regioni. Ad onor del vero, ildeciso taglio alla spesa pubblica sanitaria vieneannunciato da anni, ma fin'ora mai realizzatosi, una ristrutturazione dellaspesa che si rende necessaria perchè non c'è addetto ai lavori, néesperto dei conti pubblici, che non affermi a chiare letterel'inutilità di questi centri che vedono prestare le propriestrutture per una media di soli 3 giorni ogni 10, e nelle quali perogni paziente ricoverato sono coinvolte 8-9 persone tra medici edinfermieri, una 'prassi' dalla quale non è difficile dedurnel'illogicità e sopratutto gli enormi costi per le casse delleistituzioni di ogni grado e livello.





Va precisato, tuttavia, che sarannosalvate dalla mega operazione di spending review sanitaria i servizipsichiatrici di diagnosi e cura, gli istituti di ricovero e cura chefanno ricerca scientifica, ed i centri per “post acuti”, cheservono per chi dopo un ricovero non è in grado di tornare a casa maha bisogno di cure meno intensive.





E i medici cosa pensano ariguardo? A onor del vero le posizioni dei medici sono divise; c'èinfatti chi sostiene che l'operazione andava fatta già da tempo,come nel caso di Massimo Cozza, segretario nazionale dellaCgil medici, secondo il quale "gli ospedaletti rappresentano unpericolo per i cittadini e persino per chi ci lavora, perché nonhanno specialisti, strumentazioni e casistica sufficienti ad operarein sicurezza", e chi invece mostra tutte le sue perplessitàcome nel caso di Costantino Troise, segretario nazionale delsindacato dei medici ospedalieri Anaao, che sostiene l'idea secondola quale "nelle zone disagiate vanno mantenuti dei presidi sanitari, magari nonospedali veri e propri ma servizi con caratteriste utili a quellapopolazione sì".

Insomma, come per tutte le cose, si puòvedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.