Dopo aver escluso questa possibilità, poche ore fa in una conferenza stampa, oggi il sindaco di Venezia, travolto dallo scandalo del M.O.S.E. (modulo sperimentale elettromeccanico) è tornato sui suoi passi e s'è infine dimesso.

«Ho dovuto constatare che non c'era compattezza sul da farsi, sul continuare, per le cose urgenti e nell'interesse della città, ho sempre agito nell'interesse della città e dei suoi cittadini». Queste le sue parole, in riferimento alla situazione della giunta comunale veneziana, dopo le prese di distanza che i compagni del suo Partino hanno preso da lui, se pur con toni diversi.

Orsoni aveva duramente criticato anche il Premier Matteo Renzi, definendolo un fariseo, colpevole a suo dire di averlo abbandonato al suo destino. Ma i problemi per il sindaco non erano solo interni al Partito Democratico, anche il Comune di Venezia è stato sconquassato dallo scandalo.

Secondo l'accusa Orsoni avrebbe ricevuto 400.000 euro di tangenti dal consorzio Venezia Nuova. L'ormai ex sindaco ha patteggiato, tornando così in libertà, dopo che era stato qualche giorno agli arresti domiciliari, ma il danno politico ormai è fatto, la sua immagine è irrimediabilmente compromessa, tanto che sono i suoi stessi compagni di partito, con poche eccezioni, come quella di Fassino, ad avergli subito voltato le spalle.

La politica italiana, oggi più che mai, ha bisogno di tutto tranne che di scandali da prima repubblica come questi. E' davvero tempo di ripulire e rinnovare la nostra classe dirigente.