Renzi dà una nuova immagine alla segreteria del Pd. Sceglie infatti quindici persone, di cui 8 donne e 7 uomini, che vengono convocati per giovedì mattina. La squadra che il premier propone è abbastanza articolata. Nell'equipe è presente Filippo Taddei, attualmente responsabile dell'economia alla segreteria del Pd, il senatore Giorgio Tonini, il deputato Enzo Amendola, il deputato Andrea De Maria, l'avvocato e deputato David Ermini, l'architetto e deputato Emanuele Fiano, il deputato e avvocato Ernesto Carbone. Dal lato delle donne ritroviamo la deputata Stefania Covello, l'urbanista e deputata Chiara Braga, la giornalista e senatrice Francesca Puglisi, la deputata Micaela Campana, la deputata e giornalista Alessia Rotta, la deputata Valentina Paris, la deputata Sabina Capozzolo e Lorenza Bonaccorsi.

Renzi toglie così fuori dalla scena Stefano Bonaccini, Maria Elena Boschi, la Madia, la Mogherini e anche i deputati Faraone e Morani. Restano fuori anche Luca Lotti e Nicodemo insieme all'europarlamentare Picierno.

Insomma chi entra e chi invece va via. Renzi dice di aver fatto una gestione unitaria anche se Cuperlo la definisce plurale. Inoltre Renzi ricorda che in Italia esiste un 41 per cento che ha deciso che il governo non debba fare tutto da solo altrimenti questo 41 per cento si recherà altrove e cambierà idea su di loro.

La questione dell'Emilia Romagna

Poi parla dell'Emilia Romagna. Il presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi, ricorda e mette a posto i pretendenti del dopo Errani in Emilia Romagna.

Ricorda inoltre che in quella regione nessuno ha cercato di violare le regole del partito democratico. Ricorda che si è soltanto parlato di come giungere alla candidatura migliore per la regione. Quindi nessun autogol in Emilia Romagna. Solo dopo queste discussioni si sarebbe scelto di andare verso le primarie e in un modo molto libero alcuni candidati hanno scelto di non candidarsi più. Per il premier insomma bisognerebbe imparare che loro sono garantisti.