Il 2014 è al termine e per il nuovo anno sembra delinearsi il momento decisivo della riforma della nostra Costituzione. Tale sentore trova origine nel fatto che durante questa pausa natalizia si stanno intensificando i contatti politici a tutti i livelli. Addirittura starebbe prendendo piede il progetto di ridurre il numero delle Regioni. Il che significa modificare la legge di riforma Costituzionale che abolisce il bicameralismo, il Cnel e ridimensiona i poteri delle Regioni, aggiungendovi una fusione di queste ultime riducendone il numero da 20 fino a 5.
I progetti
Pare che dietro questa ipotesi ci sarebbero proprio i presidenti delle Regioni. Questa idea è stata sempre sostenuta dal forzista e presidente della Campania, Stefano Caldoro, che adesso gode dell'appoggio di altri presidenti regionali: Nicola Zingaretti del Lazio e Sergio Chiamparino del Piemonte, che ricopre anche la carica di presidente della Conferenza delle Regioni. Secondo Chiamparino le Regioni, per l'attuale loro impostazione, non garantiscono la funzionalità e rischiano di essere sommerse dai debiti. Per Zingaretti le Regioni potrebbero prendere decisioni in piena autonomia per poter compiere insieme alcune funzioni ottenendo un risparmio di denaro pubblico e contemporaneamente rendere i loro servizi molto più efficienti.
Risaputo che la Lega è stata sempre favorevole alla realizzazione di Macroregioni, la novità sarebbe rappresentata da un interessamento del Partito Democratico. Infatti, sono stati il deputato Roberto Morassut e il senatore Raffaele Ranucci che, mesi fa, in qualità di parlamentari romani del Pd, hanno presentato un disegno di legge che trasformerebbe Roma in una specie di Città-Stato con un'unico livello amministrativo per governarla, ridisegnando il sistema delle Regioni che da 20 scenderebbero a 12.
Anche da Forza Italia sono arrivate proposte analoghe. Ci hanno pensato Paolo Russo, Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta, che pensano alla realizzazione di 5 Macroregioni. Resterebbe da approfondire la questione delle Regioni a statuto speciale e in particolare l'Alto Adige, territorio soggetto ad un accordo con l'Austria.
Dall'Europa
A spingere nella direzione italiana delle Macroregioni, arriva involontariamente il vento dell'Europa. Lo scorso mese è stato il presidente francese Hollande che ha deciso di ridurre le Regions da 22 a 14 e ha pure semplificato le funzioni svolte dai 100 Dipartimenti. Un cambiamento si prospetta anche nella Germania, dove i Lander più piccoli, starebbero chiedendo un'unificazione ad altri perché divenuto impossibile ripagare i loro debiti. In questa situazione che sembra evolversi e affermarsi tra tutti gli esponenti politici, apparirebbe strano il silenzio del governo Renzi. Ma è risaputo che a Matteo Renzi il progetto delle Macroregioni è sempre piaciuto. Fu proprio lui che nel suo primo incontro con la Conferenza dei presidenti regionali, dinanzi alle prime ipotesi di accorpamenti regionali, disse loro che se erano tutti d'accordo, dovevano solo alzare la palla e lui l'avrebbe schiacciata. A noi non resta che attendere il nuovo anno per seguire quale sarà l'evolversi della nuova situazione in ambito di riforma costituzionale.