Sembra essere questa la settimana decisiva per ledimissioni dell’attuale Presidente dellaRepubblica. Domani termina il semestreeuropeo e dunque, come anticipato in diretta televisiva, in occasione del discorsodi fine anno, da Napolitano, il Colle avrà un nuovo inquilino. Già, ma chi? Impazzail toto nome. Tanti gli scenaripossibili, e ovviamente sulla candidatura a capo dello Stato si intrecciano levicende politiche. Per Matteo Renzie il PD questa è un’occasione da non perdere assolutamente; con un propriocandidato riuscirebbe a consolidare la maggioranza e a garantirsi maggioregovernabilità.
La conseguenza più immediata sarebbero l’attuazione di alcunedelle numerose riforme. Dall’altra parte c’è Berlusconi con il suo centro destra; non è un periodo facile, lodicono i sondaggi e gli ultimi risultati elettorali, e l’ultimo fatto deldecreto salva-Silvio non ha certo favorito l’opposizione. Si cercherà, comunque, in tutti i modi di trovare un accordo.
Se la data sarà confermata il Parlamentoin seduta comune si riunirebbe nei primi giorni di febbraio, infattisecondo l’articolo 86 della Costituzione, in caso di dimissioni del Presidentedella Repubblica, il Presidente della Camera dei deputati (Boldrini),indice le elezioni entro quindici giorni. Nel frattempo, funge da supplente, ilPresidente del Senato (Grasso).
Vediamo adesso quali sono i nomi che più discussi. Sono in molti a volere unPresidente con un profilo tecnico-economico che possa rassicurare i mercatiinternazionali. Ecco che spunta il nome di MarioDraghi. Ma la sua candidatura è assai difficile, in quanto è stato luistesso a smentire, essendo fino al 2019 presidente della Banca CentraleEuropea.
Se si dovesse trattare di una donna RobertaPinotti appare la possibilità più concreta. È attuale ministro degli Esterie sarebbe gradita a molti.
Dario Franceschini è un altro deifavoriti, ben visto dallo stesso Matteo Renzi, sa trovarsi al posto giusto nelmomento giusto come nessuno e ha un grande numero di parlamentari a lui vicino.
Pierferdiando Casini, invece, nell’ultimoperiodo si è in un certo senso nascosto all’opinione pubblica. Proprio perché solitamentequesta battaglia la vince chi è meno considerato.
Paolo Gentiloni, ex ministro degliEsteri, pare sia la carta da giocare nel caso in cui si dovesse arrivare ad un impasse.
Ricordiamo che per quanto riguarda l’elezionenei sui tecnicismi, nei primitre scrutini è necessaria la maggioranza di due terzi (672 voti) dei componentidell’assemblea, dal quarto scrutinio basterà la maggioranza assoluta (50% più1, 505 voti) degli stessi.
Segue il nome di Walter Veltroni,già accostato nella precedente votazione che vide poi il Napolitano-bis. Egli peròpotrebbe gettare in ombra proprio il premier a causa della sua storia politica.
Sempre vivo il nome di Romani Prodi.Bocciato nel 2013, può rappresentare un’alternativa, ma sarebbe una sconfittapesante per tutto il centrodestra, Berlusconi in primis.
Infine, c’è anche Sergio Mattarella,colui che è il padre della legge elettorale Mattarellumche tutti adesso rimpiangono. È un tecnico, questo può essere un punto a suofavore.
Questa la nutrita schiera dei nomi,i prossimi giorni ci diranno di più. Ed entro un mese la speranza è quella diriuscire a sciogliere ogni dubbio e ad avere una stabilità politica che partadall’alto, ovvero proprio dal Capo dello Stato. Napolitano è stato per nove anni la più alta carica, ed èriuscito a risolvere questioni e nodi politico-istituzionali che fanno ormaiparte della storia. Sarà così anche per il successore?