Matteo Renzi si è ripresentato in televisione per allargare ancora di più la propaganda della Buona Scuola: probabilmente il Presidente del Consiglio si è auto convinto che la famosa canzoncina 'Basta un poco di zucchero e la pillola va giù' possa funzionare anche con i docenti italiani, più che mai sul piede di guerra contro una riforma che non piace affatto. 
Lo 'zucchero' di Renzi, per esempio, sono i complimenti rivolti ai docenti che, a suo modo di vedere, si stanno avvicinando ai contenuti della Buona Scuola, sono le oltre 7000 lettere che gli insegnanti hanno inviato al premier, sono la ricerca del dialogo e della discussione. Renzi è capace di somministrare lo 'zuccherino' anche quando si dimostra persino disposto a rinviare l'approvazione della riforma della scuola, in nome del rispetto per la 'sovranità' del Parlamento. Salvo poi contraddirsi, affermando che non si può perdere troppo tempo perchè settembre è alle porte.

Matteo Renzi dice basta al 6 politico: stiamo andando a sinistra oppure a destra?

Anche il suo rivolgersi ai docenti, invitandoli a dire 'basta al sei politico', in fondo, rappresenta una clamorosa contraddizione con l'ideologia politica del suo partito: l'esaltazione del singolo e dei principi meritocratici, infatti, appartiene tradizionalmente alla cultura di 'destra', non certo all'uguaglianza sociale da sempre predicata dalla sinistra. E allora com'è possibile dare retta ad un leader di sinistra che elogia la competizione nell'ambito del lavoro e il raggiungimento di obiettivi personali a scapito dei 'colleghi'? Anche il tentativo di rendere i dirigenti scolastici dei personaggi 'onnipotenti', in fondo, si distacca dai principi legati alla tradizione della sinistra, dove le gerarchie fanno male come un dito nell'occhio. 

La riforma della scuola ci restituisce una 'babele politica'?

Ma allora quando il ministro Giannini parla di opposizione compatta da destra verso sinistra contro il Partito Democratico, di quale lotta sta parlando? Forse siamo di fronte ad una 'babele politica' dove il confine tra la sinistra e la destra non è più marcato come lo era una volta e dove i pensieri finiscono per amalgamarsi in una confusione indefinita. Anche da qui nasce la ribellione dei docenti con il loro 'Noi non votiamo più il PD': chi lo ha fatto in passato non riesce più a riconoscersi in quelli che sono i principi di base. 
Di certo, la riforma della scuola ci restituisce delle contraddizioni anche e soprattutto nelle ideologie politiche, ma, in fin dei conti, il giudizio del popolo, da troppi anni, ha lo stesso valore del due di cuori quando la briscola è picche.