Il patto di Vienna consegna al mondo un Paese più aperto che ha voglia di mettersi alle spalle un recente passato di chiara impostazione integralista. L'Iran ha teso la mano agli Stati del 5+1 sul programma nucleare per allontanare l'etichetta affibbiatagli di "minaccia internazionale". Fautore della svolta la nuova classe politica guidata dal presidente Hassan Rohani. Non è stato facile raggiungere un'intesa con le potenze planetarie e, allo stesso tempo, tenere a bada le forze interne conservatrici che hanno sempre visto di cattivo occhio il dialogo instaurato.
"L'Iran non si è arreso - ha affermato Rohani in un summit trasmesso dalla Tv di Stato - perché l'accordo raggiunto è una vittoria legale, tecnica e politica". Raggiungere un compromesso tra gli attori protagonisti del negoziato di Vienna "renderà gli iraniani orgogliosi per le generazioni a venire". A fargli eco le dichiarazioni del ministro degli Esteri, Mohammed Javad Zarif: "L'intesa deve essere letta come l'avvio di una più profonda relazione tra l'Iran e il mondo". Per Netanyahu, il premier israeliano che ha attaccato il patto, Zarif regala una stoccata in bello stile: "È sconvolto perché siamo riusciti a far togliere le sanzioni e a scongiurare una crisi internazionale costruita artificialmente".