Beatrice Lorenzin come Carlo Giovanardi(prima ancora Rosa Russo Jervolino, tutti ex Dc come lo stesso Renzi) e un governo accusato di porre in essere le controriforme del Nuovo Centro Destra. Senza mezzi termini l’affondo che, stamane, i radicali torinesi dell’associazione Adelaide Aglietta hanno riservato al ministro della Salute.
Una conferenza attesa da tre anni
Ai sensi di poche righe inserite nella legge di stabilità, si trasferiranno le politiche antidroga dalla Presidenza del Consiglio al ministero della Salute: ciò è da anni chiesto dai radicali e da chi vede nell’approccio solo repressivo e legato all’ordine pubblico della gestione delle dipendenze, qualcosa da modificare.
Tuttavia il trasferimento, denunciano i radicali torinesi in una nota firmata Giulio Manfredi (Radicali Italiani) Igor Boni e Silvja Manzi, è avvenuto senza un dibattito ‘trasparente e approfondito’ e dopo venti mesi di vuoto politico durante i quali – sostengono – ci sarebbe stato il tempo di approvare una nuova legge. Sempre a proposito di un dibattito pubblico da riaprire, l’associazione Aglietta ricorda che si attende dal 2012 la conferenza nazionale sulle droghe che tre esecutivi hanno omesso di convocare. Ora viene richiesta alla Lorenzin e al governo Renzi,nelle settimane e nei mesi in cui è attesa la discussione della proposta per la legalizzazione della cannabis.
I dati smentiscono il ministro
I radicali torinesi, inoltre, hanno replicato a recenti esternazioni del ministro della Salute secondo cui l’eroina sarebbe sparita dalle strade: un dato smentito dalla stessa relazione annuale sulle dipendenze in Italia che, osservano i radicali, racconta di un aumento del 5,3% dei sequestri di tale sostanza.
Più sequestri significano anche maggiore presenza di eroina nelle città, secondo la tesi dei radicali che invitano la Lorenzin a visitare i quartieri degradati dei maggiori centri italiani e capire quanto l’eroina o altre droghe continuino a circolare nonostante repressione e approccio punitivo.
Consumatori di droghe, da criminali a malati da curare
Radicali torinesi che attaccano la Lorenzin anche per la possibilità che sia istituita una commissione per reintrodurre in base a ogni singola sostanza, le dosi medie giornaliere per il consumo personale pur se chiamate con un nome differente. Un ritorno al passato, denunciano i radicali, a quella Jervolino-Vassalli che fu poi emendata, nel 1993, da un referendum abrogativo mirante a ottenere la legalizzazione delle droghe (se il Parlamento avesse seguito l’indicazione popolare) e la stessa cancellazione – tra gli altri - del principio della dose media giornaliera. L’associazione Aglietta, conclude la nota, si appella a Pd, Sel e Movimento Cinque Stelle (le forze più impegnate a sostegno dell’Intergruppo cannabis legale) affinché siano impedite la controriforma targata Ncd e il baratto (ventilato) tra il mantenimento di una politica retrograda sulle sostanze stupefacenti e un’apertura di dialogo da parte di Alfano sulle unioni civili.
Nelle scorse settimane in tanti hanno pensato che il proibizionismo in Italia fosse sul punto di vacillare se non di cadere ma i numeri in Parlamento a sostegno della cannabis legale sono lungi dall’essere garantiti, mentre al massimo si può sperare in un Governo paternalistico che porti a considerare i consumatori di droghe meno come dei criminali e più come malati da curare. Il proibizionismo di stampo giovanardiano, insomma, è vivo, lotta in mezzo a noi ed è perfino al Governo.