Niente riunione con l’Eurogruppo come aveva chiesto il premier greco Tsipras. Nonostante la Grecia si sia piegata alla Troikaattuando riforme strutturali, che significa austerità, non bastano ancora i tagli fin’ora attuati. Si chiedono ancora più approfondimenti ossia ancora più sacrifici da imporre al popolo greco.

La Greciatorna ad infiammarsi. Aria di rivolta, per le condizioni imposte da una Troika da non lasciare nemmeno respirare i Greci, ridotti alla canna del gas. Da diversi giorni le piazze tornano a riempirsi, ma nessuna TV mostra le immagini di quanti scendono in piazza per difendere la Democrazia ed il diritto a vivere dignitosamente.

Atene non è riuscita a chiudere la quadra con i creditori: Bce, FMI e Fondo europeo di stabilità e così ancora una volta è stata sbattuta la porta in faccia a Tsipras. Il “falco tedesco” Scaeuble ha risposto picche per l’eventuale seconda tranche di finanziamenti che ammontano a 5,7 mld da concedere alla Grecia se non verranno attuate misure più restrittive per risparmiare altri tre miliardi di euro e garantire i creditori. In parole povere significa nuovi tagli e tasse, aumentando l’Iva che passerebbe dal 23 al 24% e le accise. In pratica si vorrebbe introdurre una “clausola di salvaguardia” da mettere in Costituzione, ma il ministro dell’economia Tsakalotos ha già rispedito al mittente la proposta, in quanto non è possibile alterare la Costituzione.

Una situazione esplosiva

Si va sempre di più verso lo stillicidio degli stati: si usurano per poi tirare la corda riducendoli a delle colonie che servono a rimpinguare le casse di banche e fondi finanziari che non tengono conto della vita della gente. Inoltre si dovrà incidere ancora una volta sulla sanità e le pensioni, agendo anche sugli assegni di assistenza sociale.

Togli all’asino la biada e quello muore, si potrebbe riassumere così la pesante mannaia che si sta abbattendo sulla Grecia e da ultimo non è un dettaglio di poco conto il problema dell’immigrazione che comporta spese non indifferenti per l’esigua economia greca. L’assistenza ed i campi profughi hanno un costo e se la coperta è troppo corta a voglia a tirarla, rimarrà sempre scoperta da un lato.

Una situazione esplosiva considerata la disoccupazione galoppante e misure restrittive che non lasciano presagire nulla di buono. Si vuole far agonizzare Atene e tenerla sulla corda fino a luglio, quando si dovranno restituire 3,5 mld di euro alla BCE ed a quel punto farla capitolare, per fame . La parola d’ordine che sembra prevalere è “più privatizzazioni” e non è escluso a questo punto che sarà messo in vendita anche il Partenone per soddisfare l’avidità di creditori e di una finanza sempre più aggressiva!

Il porto del Pireo venduto a Cosco Cina ha fruttato alla Grecia 1,5mld da depositare in uno di quei fondi micidiali che hanno il sapore di una cicuta amara da inghiottire; mentre una società aeroportuale tedesca, la Fraport, ha sborsato 1,2mld per aggiudicarsi l’affitto per 40anni di aeroporti regionali tra cui Zante, Corfù, Santorini, Cosso che rendevano bene in quanto la gestione era in attivo.

Mete dal punto di vista turistico ambite e visitate che adesso andranno a rimpinguare altre casse. E così con la scusa del debito, il Mediterraneo e gli stati che questo mare si affacciano rischiano di essere fagocitati da una Germania che non concede tregua e tramite il FMI agisce come un bisturi tagliente su diritti ed una democrazia che rischia di scomparire per lasciare spazio al capitalismo finanziario. Fino a quando si andrà avanti così? Più che unione di popoli questa è un’unione finanziaria che sta asfissiando popoli ridotti all’osso.