"Se fosse vero sarebbe Caporetto". Il sondaggio trapelato da alcuni quotidiani nazionali, e che era atteso da Berlusconi per decidere il da farsi, riporta numeri da capogiro, se confermato, per il centrodestra romano. Le liste civiche di Marchini, dove sembrano confluiti tutti gli ex forzisti di lungo corso (vedasi il capolista De Lillo ex storico senatore di FI) sebbene venga dato in maniera lusinghiera al 12%, di fronte a un grande fronte di indecisi e ai numeri sempre più solidi della Raggi (m5S) 27% e di Giachetti (PD) 23% vedono l’ex ministro di Centocelle Giorgia Meloni, capo del partito di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, stabilmente al 20% e ciò non meraviglia se si conta il sostegno della Lega di Matteo Salvini, cresciuta incredibilmente anche a Roma almeno nei sondaggi.

Neanche nelle più rosee aspettative ossia le regionali vinte da Renata Polverini nel 2010 -in cui per un ‘panino’ Il PdL non presentò il simbolo correndo quindi come lista civica e recuperando 10 punti percentuale sulla radicale Emma Bonino- si può credere ad oggi -se i numeri sono questi- che Guido Bertolaso e Forza Italia o ciò che ne resta possano compiere un miracolo di tale proporzioni. Ma sembra che ci rimetta in questa maniera anche chi, come la Meloni, ha bisogno del consenso di tutti i romani per vincere le elezioni qualora si recasse al ballottaggio. Cosa che a questo punto sembra sfumare di fronte alla confusione romana.

Marchini-Meloni: un binomio sconosciuto ai romani

I forzisti stanno alacremente lavorando alla compilazione delle liste, soprattutto municipali, che fungerebbero da portatori d’acqua ai candidati al comune.

Ma emerge una certa perplessità in questo caso sulle indiscrezioni trapelate circa il sondaggio di cui parlano diversi quotidiani sia in rete che in edicola. Innanzitutto Forza Italia non uscirebbe danneggiata dal confronto con altri competitors ma sarebbe a quel punto indispensabileper vincere. L’accoppiata Marchini-Meloni mostra una certa debolezza: non se ne parla.

Sembra che l’unica forza di Meloni sia quella di andare da sola: in effetti l’impossibilità di un dialogo tra i soggetti che non si collocano né a sinistra né da Grillo, sembra sfumato già da quando il candidato della Destra Francesco Storace fece un appello all’unità mai raccolto da alcun candidato, rimanendo quindi per giorni sospeso nel vuoto.

D’altra parte i sondaggi ci hanno abituato a sorprese e a risultati spesso completamente differenti, complice l’astensionismo e eventi inaspettati a ridosso delle urne.

"Bertolaso è il miglior candidato"

Il comportamento tenuto dai soggetti in campo sembra riproporre quello della fine della Democrazia Cristiana negli anni 90: non esisteva più un riferimento che avesse potutoin qualche maniera catalizzare le diverse forze in campo sotto un unico ombrello: né Salvini né la Meloni sembrerebbero in grado di mantenere effettivamente i numeri di cui parlano i sondaggi in assenza di una forza moderata e rispettosa di un certo status quo che in effetti contraddistingue la Capitale e le forze di centrodestra meno progressiste.

L'unico in grado, Berlusconi, a quei tempi dichiarò che se fosse stato cittadino romano avrebbe votato per Fini, anziché per Rutelli. Ma l'endorsement per la Meloni non arriva. Oggi "Bertolaso è il miglior candidato" dichiara Berlusconisebbene i suoi quadri sianoin cerca di una quadra con Marchini. Sarà lui l'anti-Meloni?