Un silenzio colmo di amarezza mista all’imbarazzo ha accolto la notizia della sospensione dei lavori sul disegno di legge tortura in Senato. Uno stop che arriva a 15 anni esatti di distanza dal G8 del 21 luglio del 2001, divenuta una data nefasta per la storia recente della Repubblica, per gli eventi che scaturirono dall’irruzione delle forze dell’ordine all’interno della scuola Diaz di Genova. Nonostante l’inchiesta della magistratura e le condanne scaturite, nonostante il diktat della Corte europea dei diritti dell’uomo all’Italia di colmare il vuoto legislativo in materia, Palazzo Madama ha deciso bene di accantonare il provvedimento tanto atteso.

Il risultato di tale operazione è presto spiegato: i movimenti come la Lega filo polizia hanno esultato per aver fatto prevalere la facoltà delle forze dell’ordine di agire senza lo spettro della tortura; partiti come il Partito Democratico hanno smentito il dietrofront predicando l’esigenza di trovare un’ampia maggioranza sul tema. A perdere come troppo spesso capita nel nostro Paese sono però i diritti civili e la dignità delle vittimedegli abusi (come quelle della sciagurata notte alla Diaz), lasciate sole con il loro dolore.