La Giunta per le immunità del Senato ha respinto il ricorso presentato dal senatore di Forza Italia Augusto Minzolini e ha deciso di avanzare all'assemblea di palazzo Madama la proposta di decadenza del parlamentare.Dopo circa due ore di camera di consiglio, il presidente della Giunta, Dario Stefano (Gruppo Misto) ha reso noto che, con decisione presa a maggioranza, si è deciso di respingere ogni contrario avviso, decretando, al contempo, di proporre all'Assemblea la decadenza del senatore per incandidabilità sopravvenuta.
La proposta di decadenza è stata formulata dalla relatrice Pd Doris Lo Moro ed ha visto votare a favore sia il Pd che il Movimento 5 Stelle; contrari, invece, il centrodestra, la Lega ed i senatori Buemi, Ferrara e Fucsia.
L’ex direttore del Tg1 ha voluto comunque annunciare durante l’udienza che, comunque vada a finire, si dimetterà dalla carica.
I precedenti della condannadiMinzolini
La decisione presa dalla Giunta è una diretta conseguenza dell’applicazione della legge Severino in base alla quale, non possono ricoprire la carica di parlamentari coloro i quali hanno subito condanne a più di due anni di reclusione per delitti non colposi e dunque compiuti intenzionalmente. La stessa norma prevede che, se la causa di incandidabilità interviene durante il mandato, la Camera di appartenenza del condannato, in questo caso il Senato, deve votare la decadenza dalla carica di senatore o deputato.
Nel merito, il senatore Minzolini ricade proprio nella fattispecie regolata dalla citata norma, essendo stato condannato in appello, nell’ottobre del 2014, a 2 anni e 6 mesi per peculato connesso all’uso improprio di una carta di credito aziendale della Rai, nel periodo in cui ricopriva la carica di direttore del Tg1.
La condanna è stata poi confermata a seguito del ricorso in Cassazione che, tra l’altro, confermava anche l’interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della pena.Ora, per la decisione definitiva, la data in cui l’atto della Giunta arriverà in Aula sarà deciso dai capigruppo del Senato.
La difesa del senatore Minzolini
Prima che la Giunta si riunisse in camera di consiglio, nel corso dell’udienza pubblica, il senatore Minzolini si è difeso dichiarando di essere vittima di una vicenda kafkiana e di aver subito un giudizio non imparziale, che ha preso il via da un esposto di Antonio Di Pietro, divenendo vittima di un avversario politico.
La difesa è a tutto campo e riferisce di strane circostanze che, due giorni prima della decisione della Cassazione, hanno portato al cambio di uno dei consiglieri componenti il collegio giudicante.
Ma la battaglia intrapresa dall’ex direttore del Tg1 va al di là della sua persona, garantendo che, dopo le sue dimissioni, che presenterà indipendentemente da quelle che potranno essere le decisioni dell’Aula, proseguirà la sua azione presso la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo. L'uomo rammenta di non aver mai avuto problemi con la giustizia e che i suoi guai sono cominciati solo con l’incarico avuto in Rai, quando ha assunto posizioni che col tempo, poi, ha finito col pagare.
Minzolini, insomma, si dichiara fermamente convinto di essere stato vittima di distorsioni e paradossi che se non altro serviranno a fare il punto sullacondizione della giustizia e della democrazia nel nostro Paese.Una difesa che, comunque, non è bastata a far cambiare idea alla Giunta che, a fine giornata, ha deciso a maggioranza di proporre all'Aula la decadenza dal mandato da parlamentare di Minzolini.