Mancano due mesi al referendum costituzionale del 4 dicembre, ma il clima è già quello da ultima spiaggia. Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana hanno presentato ricorso al Tar contro il quesito referendario, che a loro giudizio, sarebbe un raggiro. Secondo loro, il quesito per come è posto non sarebbe altro che "una sorta di spot pubblicitario, tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del governo che ha preso l'iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini". Enzo Palumbo, Giuseppe Bozzi, Vito Crimi e Loredana De Petris, i firmatari del ricorso, contestano la mancanza di una specifica indicazione di tutti gli articoli che sono stati revisionati.

POLEMICA Non è la prima volta che gli oppositori del referendum si lamentano della campagna pubblicitaria a favore del sì, da sempre giudicata faziosa e fuorviante. In molte città italiane, sono comparsi cartelloni pubblicitari che recitano "Vuoi diminuire il numero dei parlamentari? Basta un sì". La riforma costituzionale, secondo coloro che sostengono le ragioni del no, è una riforma più profonda che va in totale contrasto con lo spirito della Costituzione stessa perchè va a snaturare proprio i principi fondanti su cui è stata scritta.

benigni CONTRO TUTTI Roberto Benigni, il famoso comico toscano che nel ventennio berlusconiano si è palesato come uno dei più arcigni difensori della Costituzione, secondo lui "la più bella del mondo", ha dichiarato che voterà sì al referendum e ha predetto che se vincerà il no, per l'Italia ci saranno conseguenze più negative della Brexit per l'Inghilterra.

Queste dichiarazioni hanno scatenato una scia di polemiche, sia a destra sia a sinistra. Brunetta, esponente di Forza Italia, ha twittato: "La notizia del giorno non è che Benigni tifa per Renzi, ma che Benigni tiene famiglia". Più duro Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, che ha focalizzato l'attenzione sull'incoerenza di Benigni giudicandola come un "segno di degrado". Andrea Scanzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha scritto che per Benigni ha finito pure gli insulti. Qualche giorno, anche Flavio Briatore si era dichiarato sostenitore delle ragioni del sì.