La cavalcata delle elezioni alla Casa Bianca sta per giungere al suo epilogo. L’8 Novembre il mondo intero accoglierà il nuovo presidente a stelle e striscie. Oggi vogliamo presentarvi il candidato repubblicano: Donald Trump.

Nato a New York il 14 giugno 1946, la sua infanzia è influenzata dalla figura del padre, Fred, investitore immobiliare nella Grande Mela, che spinge il figlio verso il suo stesso settore. Consegue la laurea in economia e finanza all’Università della Pennsylvania nel 1968, diventa socio della Elizabeth Trump & son, per cui già lavora da studente, e che preleva nel 1971, ribattezzandola Trump Organization.

Sintomo della voglia di bruciare le tappe del giovane Donald che dimostra ambizione ed impegno, spesso più importanti di un capitale economico. Il suo brand manageriale in generale il suo stile di vita, i suoi modi pacati lo rendono una personalità celebre nella società americana, sempre affamata di personaggi da trascinare nel vortice mediatico.

Donald si rivela amante delle esperienze più o meno astruse, alla ricerca di una ribalta che il suo patrimonio di per sé già gli garantisce. Il 405° uomo più ricco al mondo nel 2015 secondo la rivista Forbesvanta diversivi di rilievo dalla sua vita di imprenditore, tra cui nel mondo della TV e della politica.

Nel mondo televisivo Trump sbarca grazie a Woody Allen, autore, tra i tanti successi, del film Celebrity (1998), in cui il magnate americano interpreta se stesso.

Occasione curiosa quanto prelibata per mettersi in gioco per un uomo che ha fatto del carisma il suo biglietto da visita. Si rende definitivamente noto al piccolo schermo per il reality show The Apprentice, in cui è un manager intransigente, desideroso di non steccare nessun tipo di affare. Cosa che al tycoon non capita, sul set come nella vita.

Partita nel 2004, questa avventura dura per 11 anni, fin quando Trump non si sente dire quel “You’re fired”, “Sei licenziato”, motto del suo personaggio nel programma. Motivo di questa interruzione sono le affermazioni polemiche dell’imprenditore sulla faccenda immigrati, che hanno spinto la NBC, emittente produttrice del programma, a estromettere il magnate mantenendo il format vincente.

In America, patria della libertà, per i personaggi con seguito e personalità eclettica la candidatura politica è quasi una naturale conseguenza. È così per Trump nelle elezioni del 2000, per cui i mezzi di comunicazione lo danno come candidato alla casa Bianca del Partito della Riforma. Voce suggestiva quanto infondata. Nella società di oggi, i media rappresentano un nodo cruciale, anche e soprattutto in politica. È in 2 tra programmi TV dal massimo audience oltreoceano, il Larry King Show e American Morning, che Trump rivela rispettivamente il suo appoggio a McCain alle elezioni presidenziali nel 2008, e la volontà di candidarsi in prima persona nel 2012. Desiderio smentito nel 2011, con le parole "non ancora pronto a lasciare il settore privato", ritenute da molti scudo per un flop nei sondaggi.

Pochi mesi prima, in un discorso al CPAC (Conservative Political Action Conference), delinea la sua posizione politica: contrario all'innalzamento della pressione tributaria, al controllo delle armi e agli aiuti internazionali; è convinto che la Cina comunista sia da trattare come nemico dagli USA, imponendole dazi sull’importazione.

Deciso, pragmatico, testardo, Donald è tutto fuorchè privo di determinazione. Postosi un obiettivo, inerente o meno al suo ambito di competenza, lo ha sempre conseguito, con la costanza tipica di chi merita rispetto e fiducia.

Salvo poi lasciar nutrire dubbi, con parole che superano il confine labile della sincerità, sfociando nell’inadeguato eccesso. D’altronde Trumpo è così.

O lo ami o lo odi, o lo voti o non lo voti. Il candidato repubblicano è giunto al traguardo elettorale dopo il cammino che vi abbiamo proposto. Solo il tempo, e le urne, ci diranno se uscirà vincitore o sconfitto. L’8 novembre il mondo saprà.