Socialista libertario, leader politico pragmatico, uomo di governo di stampo meridionalistico, una delle personalità più emblematiche della Prima Repubblica in declino. Giacomo Mancini (Cosenza, 1916 - 2002), deputato per dieci legislature dal 1948 al ’92, più volte ministro e segretario del Psi, agli inizi del ’70, sindaco della sua città, è stato ricordato, nella giornata di oggi (giovedì 13 ottobre 2016) nella Sala “Aldo Moro” di Montecitorio, in occasione del centenario della sua nascita. La ricorrenza è stata celebrata con la presentazione di un volume, “Giacomo Mancini, attività parlamentare”, che raccoglie i suoi discorsi parlamentari.
Ne hanno parlato, in diretta streaming, Emma Bonino, Giacomo Marramao e Claudio Martelli, con il coordinamento del giornalista Marcello Sorgi. Nel giorno in cui l'Italia è in lutto per la scomparsa di Dario Fo, si celebra il centenario dalla nascita diGiacomo Mancini, uno dei guru della politica italiana della Prima Repubblica.
In ricordo di Giacomo Mancini: l'omaggio a Montecitorio
Autonomista, Giacomo Mancini crebbe all’ombra di Pietro Nenni. Se ne defilò, curando la sua ascesa alla leadership del partito. Da segretario nazionale dei socialisti, anticipò la stagione dell’autonomismo, segnando uno spartiacque ben definito rispetto al Pci, ma anche una linea ben distinta e, persino, conflittuale con la Dc, sia pure nel quadro dell’alleanza (“irreversibile”) del centrosinistra.
Non condivise la svolta dei governi di “solidarietà nazionale”, seguiti al sequestro e alla morte di Moro. Fu determinante sostenitore di Bettino Craxi nella sua corsa alla guida del Psi, ma, ben presto, ne divenne irriducibile avversario. Da libertarista, fu in prima linea nella battaglia per l’introduzione del divorzio e nella affermazione dei diritti civili.
Da garantista, si batté contro le leggi eccezionali. Da ministro della Sanità, nel pieno del terrorismo, introdusse l’obbligo del vaccino Sabin contro la poliomielite. Da ministro dei Lavori pubblici, diede impulso al completamento della rete autostradale da nord a sud, con la realizzazione della Salerno - Reggio Calabria. Fu accusato di simpatie verso l’autonomismo operaista e verso i movimenti dell’extraparlamentarismo di sinistra, subendo attacchi dal Pci.
La sua testimonianza contro Craxi nel processo milanese di Tangentopoli contribuì apprezzabilmente alla decadenza del leader e allo sfarinamento del suo blocco di potere. Negli ultimi anni della sua vita, fu accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ne uscì assolto con formula piena. Il proscioglimento gli consentì di tornare alla guida dell’amministrazione comunale di Cosenza, dalla quale si era dovuto dimettere per la grave imputazione. I cosentini lo ripagarono con il loro diffuso consenso. La sua figura e la sua stessa azione politica espongono caratteri e contenuti spieganti della Prima Repubblica.
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