È stato il consigliere comunale torinese del Pd, Mimmo Carretta, ad autenticare martedì scorso la firma apposta dalla prima cittadina del capoluogo sabaudo, Chiara Appendino, sul progetto di legge popolare per la legalizzazione della cannabis. Iniziativa promossa dai Radicali Italiani attraverso il Comitato Legalizziamo!, patrocinato anche dall’Associazione Luca Coscioni. Il nome della sindaca pentastellata di Torino va ad aggiungersi, come da lei stessa promesso già in campagna elettorale, a quelli mediaticamente molto noti di altri due colleghi: il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e il fresco ex M5S di Parma Federico Pizzarotti.

I coordinatori della campagna di raccolta firme annunciano una prossima sottoscrizione anche il presidente Dem della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e il presidente del consiglio regionale piemontese Mauro Laus.

Il Piemonte favorevole alla legalizzazione della cannabis

A pochi giorni dalla scadenza dei termini utili per la raccolta delle 50 mila firme necessarie alla presentazione di una proposta di legge popolare, l’obiettivo di far approdare in parlamento una legge sulla legalizzazione della cannabis sembra ormai alla portata. Merito anche di Chiara Appendino, la coerente sindaca di Torino che, come annunciato nel programma elettorale M5S, ha confermato la sua considerazione favorevole rispetto all’approvazione di una legge che regoli il far west nato intorno al massiccio consumo di marijuana nel nostro paese.

Prima di lei, avevano già firmato la maggioranza assoluta dei consiglieri comunali torinesi e quasi tutti i grillini. Piemonte che si dimostra ancora una volta Regione all’avanguardia in materia di legalizzazione della cannabis se è vero che anche il Pd, rappresentato dal suo massimo esponente locale Sergio Chiamparino, si appresta a far sua l’iniziativa dei Radicali Italiani.

Il processo a Bernardini e le dichiarazioni dei Radicali

Emblematico che, contemporaneamente alla chiusura della campagna torinese pro cannabis, si tenga a Siena il 21 ottobre il processo contro Rita Bernardini. La storica dirigente Radicale è accusata del reato di cessione di cannabis. Ma il suo, come è noto, è stato solo un gesto di disobbedienza civile (la Bernardini coltiva marijuana sul terrazzo di casa) finalizzato ad accendere i riflettori sulle enormi difficoltà che incontrano i malati nel procurarsi farmaci a base di cannabis.

Comunque sia, i membri del comitato piemontese pro cannabis provano a guardare oltre l’approccio repressivo assunto dallo Stato italiano. “La legalizzazione delle droghe leggere – spiega, tra gli altri, Adelaide Aglietta - rappresenta un modo concreto per togliere ossigeno alla criminalità organizzata e alle mafie”. La guerra alla droga è fallita, aggiungono, perché “ogni anno 4 milioni di italiani fanno uso di cannabis”. Inoltre, concludono, anche la Direzione Investigativa Antimafia, “molti magistrati e forze di polizia” hanno ormai sposato una visione antiproibizionista sulle droghe.