La posizione contraria al referendum costituzionale del 4 dicembre da parte del governatore della Puglia, Michele Emiliano, rappresenta un altro sassolino nella scarpa per il Pd di Matteo Renzi. Intervistato dal Fatto Quotidiano, Emiliano lancia l’allarme sui poteri illimitati in materia di energia che il governo otterrebbe se dovesse vincere il Si. Via libera a trivelle in mare ed uso della tecnica dell’airgun per cercare petrolio. Il governatore Dem ribelle punta anche il dito contro la costruzione del gasdotto Tap in provincia di Lecce, chiedendo di spostarlo di 30 chilometri, ma ottenendo in cambio la dura risposta del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

Dubbi anche sul fatto che l’operazione di decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto venga portata a termine.

Le motivazioni di Emiliano contro il Si

“Se vince il Si lo Stato avrà la potestà esclusiva in materia di energia e una clausola di supremazia anche sulle materie riservate alle Regioni”. Non usa mezzi termini il governatore Pd della Puglia, Michele Emiliano, per spiegare le ragioni della sua contrarietà al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. Il timore di Emiliano è che basterebbe un Si per “estendere la ricerca di petrolio ovunque, anche entro le 12 miglia marine dalle coste”. La convinzione espressa dal governatore Dem ‘allergico’ al renzismo è che un esito affermativo della consultazione referendaria possa appunto favorire le lobby dell’energia e del petrolio che “non dovranno più confrontarsi con le comunità e con i loro rappresentanti”.

Per questi motivi, Emiliano definisce “invotabile” la riforma costituzionale perché “fatta da un parlamento incostituzionale” e perché “consegna tutte le nomine ad una persona sola” introducendo, di fatto, un “presidenzialismo mascherato”.

Lo scontro con Calenda sul gasdotto Tap

La battaglia contro lo strapotere delle lobby energetiche Emiliano la combatte anche sul campo.

È il caso del gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline), un serpentone pieno di gas che dal territorio turco, passando per Grecia e Albania, dovrebbe sboccare in Italia, precisamente vicino Lecce, provocando, secondo il governatore pugliese, notevoli danni all’ambiente se non dovesse essere spostato almeno di 30 chilometri. Contro questa posizione si era espresso ieri con inusitata durezza il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, paragonando la Puglia di Emiliano alla Vallonia (regione del Belgio il cui parlamento ha respinto il Ceta, l’accordo commerciale tra Ue e Canada).

“Emiliano sa benissimo che spostare di 30 chilometri il gasdotto vuol dire non farlo”, aveva sentenziato Calenda. E oggi Emiliano non si fa pregare nel rispondere, difende i diritti della Vallonia “offesa” dal ministro e, di riflesso, anche la sua scelta anti Tap. Comunque sia, Emiliano nega decisamente di essere un ‘signor No’ e aggiunge: “Io quel gas lo voglio, serve per decarbonizzare l’Ilva di Taranto”.