L’Election Day dell’8 novembre 2016 è passato alla storia non solo per l’inattesa elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, ma anche per i referendum sulla cannabis che ne hanno legalizzato l’uso ricreativo in California, Nevada, Maine e Massachusetts. Stati che vanno ad aggiungersi a Colorado, Washington, Oregon, Alaska e Washington D.C. dove da qualche anno è consentito l’uso ludico dell’erba. Di fronte a questi accadimenti storici è passata quasi in secondo piano la notizia che la capitale del Colorado, Denver, ha approvato un’ordinanza, denominata ‘Initiative 300’, con la quale viene concessa ai titolari di locali pubblici la possibilità di istituire delle ‘zone fumatori marijuana’ all’interno dei loro esercizi.
In questo modo Denver supera persino Amsterdam (dove è consentito fumare cannabis solo nei coffee shop) diventando la prima città al mondo a misura di consumatore.
Dunque, a partire dalla fine di gennaio 2017, a Denver sarà possibile fumare liberamente marijuana in bar, pub, gallerie d’arte, palestre di yoga e in tutti i locali che ne faranno richiesta attrezzandosi secondo gli obblighi di legge. “Tutto questo è assolutamente storico ed innovativo - esulta, intervistato dal giornale britannico Independent, Emmett Reistroffer, uno dei proponenti di Initiative 300 - siamo il primo posto negli Stati Uniti, e potenzialmente nel mondo, a regolare il consumo di cannabis”. Secondo Reistroffer e gli altri membri del comitato, la misura appena approvata si inserisce nel solco di quanto fatto 4 anni fa con la legalizzazione, ovvero la “convinzione che gli adulti dovrebbero avere la possibilità di utilizzare e socializzare con la cannabis così come fanno con l’alcol”.
Numeri in crescita per il business della marijuana
Al momento, il Colorado si dimostra la stato capofila nel ricavare introiti dall’uso ricreativo della cannabis. Ma si calcola che, dopo la recente approvazione dei referendum in California, Nevada, Maine e Massachusetts il business dell’erba libera, quantificato in 5,7 miliardi di dollari nel 2015, potrebbe schizzare fino a 23 miliardi nel 2020.
Al netto di altri Stati a stelle e strisce che potrebbero aggiungersi alla lista. E l’Italia? Nel nostro paese continuano le discussioni infinite sull’argomento, ma intanto la proposta di legge dell’Intergruppo di Benedetto Della Vedova, quella presentata dai Radicali e gli emendamenti di SI alla legge di Bilancio languono nelle aule parlamentari.