Un'inchiesta di Alberto Nardelli e Craig Silverman pubblicata sul sito americano Buzzfeed dimostrerebbe come gran parte dei consensi del Movimento 5 Stelle siano fondati sulle bufale pubblicate dai membri del movimento 5 stelle non solo sul blog di Beppe Grillo, ma anche attraverso un'ampia rete di siti redditizi e social media finalizzata alla diffusione di notizie false e denunce di complotto.
Il meccanismo viene definito una vera e propria "macchina da propaganda", che renderebbe inevitabilmente l'Italia un Paese di elettori disinformati. L'inchiesta affronta temi già noti agli oppositori di Grillo: il populismo del Movimento, che agli albori ha fatto del suo "nascere dal basso" un cavallo di battaglia e che "ricorda le logiche che hanno portato Trump (ndr elogiato da Grillo per "aver detto vaffa...
a tutti") alla Casa Bianca"; le teorie complottiste; le notizie distorte in modo da far emergere i politici del Movimento come i soli ed unici politici onesti.Andando oltre le mere accuse, l'inchiesta nomina esplicitamente alcuni dei siti a cui fa riferimento come La Fucina, definito da Nardelli e Silverman come "un sito di salute che riporta post su cure miracolose alimentando anche cospirazioni anti vaccini), TzeTze, La Cosa e molti altri.
"Questi siti inesorabilmente rilanciano la campagna M5S, disinformazione e gli attacchi ai rivali politici - in particolare, il premier di centrosinistra Matteo Renzi", si legge nell'inchiesta, che continua: "uno di questi, Tzetze, ha 1,2 milioni di seguaci su Facebook".
La risposta di Grillo
La replica di Beppe Grillo è arrivata poco dopo la pubblicazione dell'inchiesta, con un nuovo post sul blog del Movimento. "Le accuse di fare propaganda pro Cremlino o di diffondere notizie false è ridicola", si legge nel testo del post, che continua additando i giornalisti italiani pro Renzi e pro Pd come le sole fonti di bufale.
Nella risposta viene sottolineata anche la libertà di stampa in Italia, che legittimerebbe quindi a diffondere le notizie nel modo che si ritiene più opportuno. Viene poi fortemente smentita l'accusa mossa nell'inchiesta di far firmare ai parlamentari M5S un contratto con la Casaleggio Associati, così come viene ripudiata l'insinuazione di simpatizzare per Vladimir Putin.