Una parola comoda è quella di "femminicidio", usata talmente di frequente da aver perso il suo reale valore, le dinamiche più o meno sono le stesse: l'ex uccide brutalmente una donna, qualche protesta di un movimento femminista italiano decentrato, lezioncina sulla morale e sul valore della donna, poi tempo due settimane e si torna al punto di partenza.E' una ciclicità, questa, ad aver inflitto più vittime dello stesso "femminicidio", una bella presa in giro ai familiari quando alla fine il massimo della pena che ottengono le bestie non arriva neanche a dieci anni, processi interminabili, schiaffi morali di scarsa utilità, parallelismi indecenti, giustificazioni assurde e scarpe rosse a marciare, a chiedere una giustizia onesta, esemplare e categorica.Scarpe rosse contro l'asfalto, con manifesti verso il cielo, donne arrabbiate della sorte toccata ad una di loro, eppure, niente di tutto questo è mai abbastanza.
Ma, forse, la colpa di questo è del buonismo di turno, assurdo dirlo, il più delle volte a favore della vittima ci sono solo le morali, per il resto, l'animale ha sempre "seri problemi psicologi" e quindi non merita una pena perché infondo non ci ragiona, troppo comodo.
I numeri
Sono 76 donne, nel 2016, ad essere state brutalmente uccise da un uomo, la colpa, tra i tanti fattori, ricade anche sulla scarsa sensibilizzazione nei confronti di questa tematica, nella medievale concezione che la donna è una proprietà del marito e del fidanzato, nell'etichetta che la donna può fare solo la mamma, il resto è ambizione malvista.Non sarà l'ultimo episodio di femminicidio a cui assisteremo, è un dolore dirlo, ma è così.Non serviranno le parole di scusa né qualche gessetto colorato a fermare questo, è un male oscuro radicato nella società e nel timore dell'uomo di essere inferiore alla donna, il rinnegare un rifiuto, il voler essere al centro, potente e ammirato, non sono accettate insoddisfazioni e frustrazioni, emozioni che degenerate danno il libero accesso alla bestialità, perché nel momento in cui bruci qualcuno non hai più il diritto di essere definito uomo, sei fuori, una bestia senza alcuna traccia di umanità, e le scuse di una perizia psichiatrica non sono sufficienti, neanche i futili provvedimenti, ci vuole pugno di acciaio, una pena equilibrata al crimine commesso, perché se non si può ottenere protezione che venga almeno data la giustizia, in questo mare di caos prima o poi qualcuno dovrà aprire gli occhi e rendersi conto che, in ogni caso, saranno sempre le etichette il fondamentale problema della nostra società, l'uomo sempre al massimo e la donna docile e umile.Ed è proprio per questo se durante il secolo scorso delle donne si sono messe in mente l'idea di creare un Movimento Femminista, le suffragette, donne che non odiavano gli uomini ma amavano il loro sesso, donne che richiedevano la parità, l'uguaglianza nessuna discriminazione e stessi diritti.Non è questa, dunque, una battaglia uomo contro donna ma, anzi, è una battaglia umano contro bestia, giustizia contro abuso, amore contro odio, ordine contro caos.