Sembra non avere pace il presidente eletto degli Stati Uniti Donald J. Trump. Sembra, infatti, che il risultato delle elezioni presidenziali dello scorso novembre, dove il tycoon ha vinto con 306 grandi elettori a 232 possa essere messo ben presto in discussione da un riconteggio. A chiederlo a gran voce sono vari gruppi di attivisti e di esperti di informatica, adducendo il fatto che negli stati dove Trump ha vinto sul filo di lana: Wisconsin, Michigan e Pennsylvania; il voto elettronico potrebbe essere stato manipolato da Hacker.
Si arriverà veramente al riconteggio?
A riprova della tesi, si sostiene che nelle contee dove si è utilizzato il voto cartaceo la Clinton abbia prevalso rispetto a dove è stato utilizzato il voto elettronico. I gruppi di attivisti hanno contattato il comitato della Clinton che per ora non si espone, mentre vari esperti di analisi di voti non ritengono consistenti le ipotesi, sia perché non sono state prodotte prove convincenti e sia perché non è stata registrata alcuna irregolarità negli stati in questione. Gli analisti, inoltre, sottolineano come la disparità nell’andamento dei voti potrebbe essere data anche dal fatto che negli stati in oggetto il voto elettronico è più diffuso nelle zone rurali, dove Trump era dato tendenzialmente favorito.
Secondo il New York Magazine, gli attivisti avrebbero anche incontrato il capo della campagna elettorale della Clinton John Podesta. Nel voto popolare la Clinton, a conteggio ancora in corso, avrebbe superato il rivale di ben 1,7 milioni di voti e potrebbe raggiungere i 2 milioni a scrutinio concluso. Situazione paradossale visto che il voto popolare soccombe di fronte alla ripartizione collegiale.
In proposito anche lo stesso Trump avrebbe espresso il suo malcontento per l’attuale sistema elettorale, asserendo che avrebbe preferito il voto popolare (che però lo avrebbe visto sconfitto).
Gli attivisti tuttavia nonostante le perplessità proseguono sulla loro strada, e starebbero preparando un documento di 18 pagine da consegnare a congresso ed autorità federali.
Il loro intento è quello di chiedere un’ispezione, in quanto sostanzialmente stanno denunciando flussi sospetti nella ripartizione del voto e non veri e propri brogli non avendo prove per cementare le proprie tesi.