Sembra passato un secolo dai giorni fatidici del prima elezioni presidenziali USA, quando a domande come “chi diventerà il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America?” la risposta più improbabile era proprio Donald Trump, a metà tra una barzelletta di black humor e le chiacchiere complottiste da bar – tanto per farsi due risate, tanto Hillary avrebbe vinto.

No, non è stato così.

Il texano Trump ha vinto le elezioni, lasciando esterrefatti giornalisti praticamente certi della sua sconfitta e allibiti un intero panorama mondiale e, soprattutto, statunitense – da Madonna a De Niro, da Michael Moore a Demi Lovato e Justin Bieber, insomma Hollywood era pronta a scommettere sulla Clinton, ma in fondo più per sfizio che per necessità.

Donald Trump è davvero il presidente

Insomma se prima quelle sulle apocalittiche politiche di Trump erano solo voci che aleggiavano come monito allegrotto contro le catastrofiche conseguenze dell’improbabile elezione del Tycoon: e i coloriti esempi erano forse un qualcosa da prendere più in considerazione, già con il senno di poi l’ipotesi di un muro contro l’immigrazione messicana e il bullismo politico filorusso fanno molta più paura rispetto alle serate in cui Hillary e Michelle se la ridevano alla faccia rossastra di Donald.

Bene, ci siamo: dopo le prime avvisaglie di nepotismo e di raccomandazioni in famiglia, si arriva al dunque. Donald Trump stringe i rapporti con la Russia di Putin, the show must go on.

Trump ha scelto il Segretario di Stato

Trump sceglie il segretario di Stato e la sua decisione non prescinde dalle logiche politiche del do ut des della serie io ti supporto, tu fai altrettanto. Il nuovo segretario di Stato è infatti Rex Tillerson, amministratore delegato della compagnia petrolifera Exxon Mobil, storicamente e finanziariamente legata alla Russia e ai suoi obiettivi economici e petroliferi.

Sì, Donald Trump ha scelto un magnate del petrolio, una sorta di amico comune con Putin. Ma forse l’aspetto veramente sorprendente è che non c’è niente di sorprendente né per il resto del mondo che assiste ai giochini, forse troppo demodé, dell’uomo alla guida della prima potenzia mondiale, né per il popolo americano che nonostante le proteste del the day after ha eletto il Tycoon senza troppi problemi etici in testa.

Ancora petrolio, ancora Putin

Il dadi è tratto e Trump ha appena iniziato a giocare: Rex Tillerson sarà il nuovo segretario di Stato degli Stati Uniti d'America. La sfida per la carica aveva visto coinvolti tre grandi nomi del panorama politico statunitense, Rex era in lizza con l'ex governatore del Massachusetts Mitt Romney e l'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani – quest’ultimo forse solo per una politica di par condicio extemporanea ormai.

Tillerson è una figura chiave nei rapporti finora intercorsi tra le grandi compagnie del petrolio e il presidente russo Vladimir Putin. Ottimo tempismo nella decisione, dal momento che la news arriva a poche ore delle dichiarazioni della CIA che confermano i dubbi sulle intromissioni di hacker russi nella campagna elettorale USA.

Romney ha accettato con la sua solita eleganza la vittoria di Tillerson, dichiarando su facebook che è stato un “onore essere stato considerato” per la carica.

In barba alle preoccupazioni di senatori di provenienza repubblicana quanto democratica, il fatto più eclatante è forse la nota inesperienza diplomatica del neoeletto Tillerson e la sua altrettanto conosciuta situazione particolare con i Russi: la Exxon Mobil ha infatti un patrimonio di numerosi miliardi di dollari in contratti petroliferi che saranno sbloccati solo se gli Stati Uniti decideranno di interrompere la politica di sanzioni contro la Russia. Conflitto di interessi non ti temo, e siamo solo all’inizio.