Intervistato il 29 novembre dal giornalista Jann S. Wenner per la rivista RollingStone, il presidente americano uscente, Barack Obama, tra gli altri argomenti trattati, dice la sua sulla legalizzazione della marijuana negli Usa a livello federale. A suo modo di vedere, la cannabis dovrebbe essere trattata come una “questione di salute pubblica” alla pari di quanto oggi si fa con le dipendenze da tabacco e alcolici. A pesare sul giudizio del 44° inquilino della Casa Bianca, che il 20 gennaio 2017 passerà le chiavi di casa a Donald Trump, anche i risultati dei recenti referendum che hanno visto la vittoria della legalizzazione della marijuana in molti Stati, tra cui la California.

L’intervista ad Obama

“Adesso si può acquistare legalmente marijuana nell’intera West Coast”, ragiona Wenner con Obama dopo che, nel referendum dello scorso 8 novembre, California, Massachusetts, Maine e Nevada hanno approvato l’uso ricreativo della cannabis andando ad aggiungersi a Stati come Oregon, Washington, Colorado e Alaska, dove l’uso ludico dell’erba era già stato legalizzato. E allora, chiede Wenner, “perché stiamo ancora combattendo la War on Drugs” che si è rivelata un “fallimento colossale?”. “Perché stiamo danzando attorno alla questione - conclude la sua domanda - e non rendiamo la marijuana una droga catalogata” a livello federale?

“Sono stato sempre molto chiaro in merito alla mia convinzione che dovremmo provare a scoraggiare l’abuso di sostanze - risponde sicuro Obama - io non sono uno di quelli che considera una panacea la legalizzazione, ma credo anche che trattare (l’uso della marijuana) come una questione di salute pubblica, nello stesso modo in cui facciamo con sigarette e alcol, sia il modo migliore per affrontare la situazione”.

Obama spiega, quindi, che solitamente le tabelle con cui vengono classificate le droghe vengono modificate non per mezzo di un “editto presidenziale”, ma dal parlamento con le leggi, oppure su richiesta della Dea (Drug Enforcement Administration) che “come potrai immaginare”, si rivolge in tono confidenziale al giornalista, “essendo il suo lavoro storicamente quello di rafforzare la legislazione sulle droghe, non è portata ad essere all’avanguardia su queste questioni”.