Kim Jong-un è un leader sanguinario, che prosegue la tradizione avviata dal nonno, Kim Il-sung, e portata avanti dal padre, Kim Jong-il. Dal suo insediamento al potere, avvenuto il 18 dicembre del 2011, si è reso responsabile di un lunghissimo elenco di crimini, elargiti a piene mani con metodi stalinisti.

I dubbi, quindi, non riguardano tanto il suo potenziale atomico quanto la sua integrità mentale che troppo spesso sembra mostrare segni di squilibrio. Qualche analista di politica internazionale è convinto che il dittatore-bambino, come viene definito, sia tutt’altro che folle.

Criminale quanto si vuole ma non stupido. Questa propaganda di regime servirebbe solo a costituire un fronte comune contro un famigerato aggressore esterno, facendo passare in secondo piano le pene che soffre la popolazione a causa dell’embargo deciso dall’Onu, dopo il test nucleare del 2006, rafforzato dopo l’ulteriore deflagrazione atomica di settembre 2016.

Ma esiste realmente un arsenale nucleare nordcoreano? Chiaramente sì, ma con molti punti interrogativi sulla reale consistenza. Di sicuro, sono stati effettuati cinque test nucleari. Nel 2006, nel 2009, nel 2013 prima dei due effettuati nel 2016. Il 6 gennaio, realizzato nel sito sotterraneo di Punggye-ri, con una presunta bomba H, che provocò un’onda sismica artificiale del quinto grado della scala Richter.

L’ultimo test il 9 settembre.

Una bomba tremila volte più potente di Little Boy

Secondo la versione di Pyongyang, i due ordigni testati nel 2016 sarebbero la bomba all’idrogeno e una bomba miniaturizzata. Pochi credono che la Corea del nord disponga della tecnologia necessaria a costruire queste bombe. In particolare, la bomba H, che metterebbe a disposizione di Kim un’arma terrificante.

Infatti, la potenza di una bomba termonucleare teoricamente non ha limiti, rispetto al tipo a fissione. Fu sperimentata dall'Urss in un test nucleare del 1961 sull'isola artica di Novaia Zemlya. La bomba ‘Zar' da 50 megatoni, liberò un'energia pari a 3.125 volte quella lanciata su Hiroshima nel 1945. Dati che rendono improbabile il successo dei nordcoreani lo scorso 9 settembre.

Comunque, nel 2016 Pyongyang si è data molto da fare. Ha effettuato una decina di test missilistici, di cui uno per mettere in orbita una satellite. In quest’ultimo caso sarebbe stato lanciato un missile costruito con la stessa tecnologia utilizzata dai missili balistici intercontinentali.

Poi c’è stato l’annuncio shock di Capodanno. Kim Jong-un ha affermato che il suo paese è ormai una “potenza nucleare in Oriente” che anche i nemici più forti dovranno temere. Questo perché la Corea del nord, secondo le sue parole, possiede la tecnologia per miniaturizzare le testate atomiche necessarie per armare i missili balistici con bombe nucleari.

Missili che dovrebbero riuscire a colpire gli Stati Uniti, quindi raggiungere un territorio compreso tra i tremila e i novemila chilometri di distanza.

Propaganda di regime o follia pura?

I proclami del leader nordcoreano sanno sempre di propaganda di regime ad uso interno ma ciò non toglie che i destinatari del messaggio siano esterni. Gli analisti internazionali sono piuttosto scettici sulla reale consistenza delle minacce ma qualche scienziato consiglia di non sottovalutare troppo i loro colleghi di Pyongyang perché potrebbero aver fatto più strada di quanto si pensi.

Comunque, il patrimonio bellico passa in secondo piano quando si allarga il discorso. Nessun capo di stato lancerebbe un ordigno che, nel giro di poche ore, segnerebbe la fine sua e del suo paese. Resta da vedere se Kim è un drittone o un dittatore folle. I precedenti darebbero un vantaggio alla seconda ipotesi ma non bisognerà aspettare molto per il riscontro.