Metti un sindaco trentaquattrenne dotato di grande comunicatività e di notevole appeal, insaporisci con tocchi di ironia spiazzante, quasi da "gelicidio" (per restare in tema), aggiungi l'imperversare del freddo invernale e dei disagi ad esso conseguenti, mescola col potere della televisione e condisci con la forza virale dei social. Ecco, la ricetta della popolarità, in perfetto stile 2.0, è pronta. E' così che Lorenzo Guzzetti, primo cittadino di Uboldo (paese di oltre diecimila abitanti ubicato in provincia di Varese), ha conquistato il suo posto al sole tra ghiaccio, neve e temperature gelide di questo inizio gennaio.
Migliaia i like, le condivisioni e i commenti (tra il serio e il faceto) che, assurti a corollario del suo pungente vademecum antineve/antipanico, hanno avuto l'effetto di elevare il giovane sindaco agli onori della cronaca, consacrandolo a personaggio outsider nell'Olimpo dell'attuale politica.
Le 19 regole che sfidano il "politically correct"
Il post pubblicato da Lorenzo Guzzetti sul suo profilo Facebook, nei giorni scorsi, ha fatto parecchio trambusto, freddando sul nascere molte polemiche legate ai possibili disagi dovuti alla neve e scaldando l'opinione pubblica: le sue 19 regole per affrontare la questione "neve", sagacemente e ironicamente definite, si muovono lungo la linea che scavalca il "politically correct", partendo dall'assunto che il cittadino non ha sempre ragione e che il ruolo di un sindaco dovrebbe essere scevro dalla ricerca del consenso generale ad ogni costo.
Il primo cittadino riscalda l'atmosfera gelida del Varesotto chiamando in causa tutta una serie di categorie (come, forse, vorrebbero fare altri amministratori, da Nord a Sud): nella sua lista c'è posto per quanti chiedono informazioni sullo spargimento di sale, per le mamme ansiose, per gli 80 rappresentanti di classe interessati alla chiusura o meno delle scuole, per gli autisti che sfidano le strade senza utilizzare le gomme adatte, per gli anziani fedelissimi della bicicletta che non si curano del freddo invernale, per quanti fanno scorta di cibo come se non ci fosse un domani, per le (ovviamente) insoddisfatte forze di opposizione, per i cittadini che pretendono di avere dal Comune soluzioni immediate ad ogni problema.
E, così, a partire dalle lapidarie affermazioni «È inverno. La neve accade. Prendetelo come un dato di fatto», passando per «La neve è acqua. L'acqua si scioglie», «danno 2 cm di neve al massimo. I mezzi non escono se non ci sono almeno 5 cm. Rassegnatevi. O pulite voi oppure attenderemo il disgelo come a San Pietroburgo attendono il 10 maggio» e fino ad arrivare ad «abolite fino al 21 marzo p.v.
i gruppi whatsapp genitori» e «se non avete le gomme da neve state a casa», è tutto un fioccare di pillole di saggezza non convenzionali.
Tra centinaia di apprezzamenti, sporadiche critiche, appelli per future candidature a sindaco lungo il Bel Paese (dai piccoli centri alle grandi città) e nomination alla Presidenza del Consiglio, la figura del giovane sindaco si erge a simbolo dell'ordinario che diventa straordinario, della normalità che fa notizia, della chiarezza che va oltre certi consolidati schemi, della concezione di "diritto" che fa puzzle col concetto di "dovere". Il dovere, in primis, di essere comunità: il primo cittadino dal sorriso aperto e dalla battuta pronta lo sostiene in maniera decisa.
Oltre l'ironia, oltre la fermezza nelle decisioni, oltre la coltre di ghiaccio costituita dalla convinzione che "è sempre un altro che deve fare", c'è la consapevolezza che "lo Stato siamo Noi. Il Comune sono Io. Io, singolo cittadino che faccio qualcosa per cambiare nel mio piccolo le cose, partendo innanzitutto da me stesso". Una prospettiva di salvezza contro il gelicidio del senso di appartenenza e dell'essere comunità.