Il caos siriano sembrava aver trovato uno spiraglio dai colloqui di Astana. L'accordo sottoscritto tra Russia, Iran e Turchia per il monitoraggio della tregua - che sarà sottoposto all'attenzione dei negoziati di Ginevra sotto l'égida delle Nazioni Unite (al via l'8 febbraio ndr) - in cui c'è il riconoscimento trilaterale della sovranità siriana, rappresenta una svolta soprattutto per Ankara perché Recep Erdogan è sempre stato tra i più ferrei oppositori nei confronti del governo di Damasco. Tutto questo fino all'ennesimo voltafaccia. Fonti del governo turco hanno infatti ripreso a sostenere l'impossibilità di un futuro con Bashar al-Assad al potere.

La situazione è più complicata di quanto abbia espresso il meeting in Kazakistan dove, tra le altre cose, è stata proposta la bozza di una nuova Costituzione siriana. Fautore di questa ipotesi è, naturalmente, il Cremlino.

Turchia, nuovo cambio di rotta?

"Un accordo sulla Siria senza Assad non è realistico", aveva detto il vicepremier turco Mehmet Simsek alla viglia del meeting di Astana. Sembrava questa la posizione ufficiale di Ankara, alla luce della successiva intesa con Mosca e Teheran. L'ultima dichiarazione di Huseyin Muftuoglu, portavoce del ministero degli esteri turco, è invece di estrema chiusura nei riguardi del leader siriano. "Assad è responsabile della morte di 600 mila civili, per lui non c'è posto nel futuro della Siria".

La posizione della Turchia, pertanto, resta ambigua, e permane a ragion veduta la scarsa fiducia che il governo siriano nutre nei confronti di Erdogan nel suo ruolo di 'garante del cessate il fuoco" insieme a Russia ed Iran.

La nuova Costituzione

Intanto, tra le proposte che Mosca ha avanzato al summit kazako, c'è quella di una nuova Costituzione per la Siria.

Si tratta del primo passo della transizione politica prevista per il Paese che, nei progetti di Mosca, vede ovviamente un ruolo importante per Bashar al-Assad. Secondo le indiscrezioni trapelate su alcuni organi di informazione mediorientali, questa porterebbe ad un'ulteriore svolta laica, con la scomparsa dell'Islam come 'religione di Stato" e dell'obbligo di fede musulmana per il presidente.

I poteri attualmente detenuti da Assad sarebbero leggermente ridotti e, nel contempo, verebbero rafforzati quelli del primo ministro. Mosca, inoltre, avrebbe proposto il riconoscimento dell'autonomia delle regioni curde e l'uguaglianza della lingua curda e di quella araba in questi territori. Un provvedimento che verrebbe esteso anche alle minoranze etniche che vivono in altre zone del Paese, volto a promuovere "la diversità culturale della società siriana". C'è da scommettere che la parte relativa all'autonomia curda farà storcere la bocca dalle parti di Ankara.

Le proposte di Donald Trump

Nell'ottica di un riavvicinamento tra Washington e Mosca, anche l'amministrazione Trump vuole dire la sua sulla Siria.

Il nuovo presidente degli Stati Uniti avrebbe lanciato l'idea di istituire delle 'safe zone' per i profughi di guerra. "Questo - ha detto Donald Trump - per salvaguardare questa gente e non ripetere gli errori dell'Europa, che ha fatto entrare nel proprio territorio milioni di rifugiati". Un'ipotesi che desta notevoli perplessità dalle parti del Cremlino. "Non vogliamo che questo possa peggiorare la situazione dei profughi - ha detto il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov - e dunque bisogna calcolare tutte le conseguenze di questa iniziativa per la quale i partner americani non ci hanno consultati".