E’ passato un mese dall’insediamento del nuovo esecutivo di governo a guida Gentiloni, al termine di quella che tra le tante crisi di governo della Repubblica Italiana sarà ricordata come una delle più brevi. Accolto dalla maggioranza dei cittadini in modo negativo, in quanto giudicato governo fotocopia del precedente e accompagnato dalla richiesta post referendaria di elezioni in tempi stetti, ovvero subito dopo la sentenza sull’Italicum da parte della Consulta prevista per il 24 gennaio, ebbene, secondo i dati rilevati da un nuovo sondaggio del Corriere della Sera raccontato da Nando Pagnoncelli, rispetto al momento del passaggio di consegne Renzi – Gentiloni, i numeri sulle aspettative degli italiani e il giudizio sull’esecutivo di governo oggi sembrano essersi modificati.
Più fiducia nel governo in carica e desiderio di voto in calo da parte dei cittadini, mentre per quello che riguarda i partiti, nonostante le ultime discutibili vicende, il M5S resta il primo nelle preferenze degli italiani e risulta anche in crescita.
Sondaggi governo: per un italiano su tre bene Gentiloni
Al quesito del sondaggio sulla valutazione del primo mese di lavoro del governo Gentiloni, il 33% degli intervistati, ovvero un italiano su tre, dà un giudizio positivo, il 44% resta di parere negativo e il 23% per cento non sa o non indica. Alla domanda ‘Quando vorrebbe si tornasse a votare per le elezione politiche?’ il 40% dice dopo la sentenza Italicum, il 29% dopo fatta la legge elettorale, quindi tra giugno e settembre, il 16% non ha risposto.
Nel complesso si registra dunque un atteggiamento più morbido verso il governo in carica e anche un calo degli italiani che vogliono il voto.
Sondaggi partiti: sale il M5s, stabile il Pd
Rispetto ai sondaggi di fine anno, negli orientamenti elettorali dei cittadini italiani si registra un aumento di preferenze pari allo 0,9% per il M5s, che sale al 30,9%.
Mentre il Pd resta praticamente attestato sui dati precedenti, ovvero intorno al 30% con un calo minimo segnalato dal sondaggio dello 0,2 %. E dunque non sembrano esserci stati contraccolpi alle diverse vicende che ultimamente hanno riguardato i pentastellati su tematiche varie e importanti con le affermazioni di Grillo su questioni come l’immigrazione, i media o gli avvisi di garanzia e, soprattutto, la questione UE, con tanto di ‘tarantella’ tra il gruppo filoeuropeista Alde e quello euroscettico Efdd, tornando alleati di Nigel Farage con nuove condizioni dettate dallo stesso dopo il no di Guy Verhofstadt.
Evidenziato dal politologo Paolo Natale, l’elemento aggiunto dei 5 Stelle sembra essere la trasversale composizione del proprio elettorato e la variegata provenienza dello stesso, così da permettere il ricambio quasi automatico in quei casi di clamorosa delusione di una parte dei grillini. E cioè, se ad esempio sul tema immigrazione le proposte di Grillo fanno perdere una tot percentuale di potenziali elettori arrivati da sinistra, la compensazione, se non addirittura l’aumento, è conseguenziale con una percentuale di nuovi elettori provenienti da destra. Un ricambio semplice dal grande bacino degli italiani delusi dalla politica fino ad oggi vista che lascia pressoché inalterato il potenziale elettorale del M5s . Sarà un bene?