La società informatica di cui faceva parte l'hacker donna di cui si discute ultimamente, la Zorsecurity, è stata sanzionata dal presidente uscente Obama, poiché considerata uno strumento al servizio della "Glavnoe Razvedyvatel'noe Upravlenie", meglio nota con il più semplice acronimo "Gru", (l'intelligence sovietica militare) per l'attacco e la conseguente violazione del sistema informatico del Comitato Democratico di Hillary Clinton.

Le donne hacker non sono molte, ma ce ne sono e questa è un'assoluta ed appurata certezza. Assai difficile è capire se qualcuna o anche una sola tra loro, faccia parte degli scagnozzi di Putin tacciati di essere la "longa manus" della Russia servita per boicottare le presidenziali statunitensi, fuorviando l’opinione pubblica ed influenzandone la posizione ed il pensiero.

In questo modo, mentre la tensione internazionale sulla cyber-security sale vertiginosamente, abbondano i timori.

Alisa Shevchenko

Il nome che si è fatto in queste ore è quello di Alisa Shevchenko, considerata dagli analisti un portento assoluto della cyber war. La stessa Alisa, tuttavia, ha smentito categoricamente di essere al servizio del numero uno russo, in un’intervista al The Guardian avvenuta tramite una mail protetta da un programma di crittografia. Alisa ha poi commentato la questione legata proprio agli hackeraggi, affermando con risolutezza che sta generando un alto tasso di isteria mondiale. Secondo la Shevchenko, gli statunitensi starebbero pompando il ruolo degli hacker russi in maniera inappropriata e diffamante.

Un pensiero, la cui contenutistica ricorda in parte quella del presidente Donald Trump.

Totalmente errate ed infondate quindi le ipotesi dell’intelligence a stelle e strisce, secondo la quale ad hackerare il database del comitato del Partito democratico sia stato un nucleo di hacker sovietici, noti come Fancy Bear? Shevchenko evade la risposta, tergiversando.

Nel frattempo su Twitter deride il quotidiano che l'ha intervistata e pubblica un'irriverente post: "Al Guardian che mi chiede quali siano i miei progetti adesso, rispondo: assumere l'Lsd, mentre cammino in un parco nazionale”.

Alisa, ancora una volta su Twitter, si definisce la classica geek introversa, una Miss Robot che ha studiato in tre differenti università e che tredici anni fa è iniziato il suo cammino alla Kaspersky Lab, per poi mettersi in proprio fondando la Zorsecurity.

Una black hat di alto e notevole profilo o una grey hat che davvero è fuori dai circuiti spionistici e dalle ingerenze di Putin? Il dubbio che nel gruppo di hacker figuri anche il suo nome, nel malsano e clamoroso tentativo di falsare le recenti presidenziali americane, resta.